Arezzo - Cortona - Sansepolcro
L’arcivescovo Fontana a giovani e divorziati: “La Chiesa vuole accogliere, non giudicare”
Tra i tanti spunti della giornata di festa per la Madonna del Conforto, ce n’è stato uno che più di tutti ha lasciato il segno. È il messaggio lanciato dall’arcivescovo Riccardo Fontana, nell’omelia per la Messa stazionale delle 18.
“La nostra diocesi sarà capace di generare cristiani, se riuscirà ad accogliere con amore gli uomini e le donne del nostro tempo, provati da mille difficoltà, cresciuti nell’incertezza, segnati da un sistema di valori per cui tutto è relativo, delusi per un mondo che si dissolve come una favola al risveglio del reale”, ha detto il Presule.
Fontana ha sottolineato come ci sia bisogno di seguire l’esempio della Madonna, “fedele discepola del Signore”: “Praticare la misericordia è ancora la strada per incontrare la gente, per riuscire a parlare di Dio, per ridare speranza”.
E la prima attenzione è rivolta ai giovani, con cui “occorre usare paternità”. “Con loro, spesso, ci manca perfino il linguaggio per coinvolgerli nello splendore del Vangelo”, ha ammesso l’Arcivescovo. “Sono i figli di una cultura postcristiana, che piena di pregiudizi, impedisce talvolta di accedere allo stesso Gesù”. Una cultura di fronte alla quale è lecito chiedersi se il messaggio cristiano possa arrivare “nelle semplificazioni dei social network, senza perdere il fascino del Divino Spirito”.
Ma lo sguardo della Chiesa aretina è rivolto anche verso “i molti ai quali si è dissolto, con il matrimonio, anche la propria storia d’amore”. Fontana ha sottolineato che: ”La Chiesa vuole accogliere, non giudicare, non segnare a dito: ricostruire, dove si può, puntare comunque ad includere le persone e le famiglie, almeno per quel tanto che le varie sensibilità e il Vangelo consentono”.
Per l’Arcivescovo: “Occorre fare come la Madonna del Conforto. Dobbiamo provare a ricostruire una Chiesa che, a cominciare dai più poveri, senza escludere nessuno, si faccia sempre più vicina alla gente, magari innovando alcuni ruoli che la sociologia del passato ha attribuito al clero e ai fedeli che gli erano accanto”.