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E Casa Betlemme diventa un’«associazione di fedeli».

Con decreto del 25 dicembre 2005, il Vescovo ha eretto Casa Betlemme come «associazione pubblica di fedeli», dopo averne approvato lo statuto l’8 dicembre. E’ un passaggio importante con il quale l’autorità ecclesiastica riconosce il significato di una realtà che da oltre quarant’anni agisce a servizio della nostra diocesi, e anche al di fuori.Pionieristica nella pastorale della vita nascente, l’opera di Casa Betlemme risale ad un’intuizione di Flora Gualdani (era il giugno 1959), ed è cominciata nel 1964, quando questa giovane ostetrica dell’Azione Cattolica aprì la propria abitazione per accogliere una maternità difficile, la prima di una lunga serie. Trovando la condivisione di amici e collaboratori, è divenuta associazione di volontariato nel 1982. Nel decreto si richiama la «speciale attenzione» conciliare verso le «forme aggregative di partecipazione alla vita della Chiesa», che vanno promosse «sia nelle forme più tradizionali sia in quelle più nuove di Movimenti ecclesiali» poiché «continuano a dare alla Chiesa una vivacità che è dono di Dio e costituisce un’autentica primavera dello Spirito», come si legge nella Novo Millennio Ineunte.In effetti, una delle caratteristiche di questa iniziativa perseverante sul fronte della vita, è stata l’attenzione ai segni dei tempi, il cogliere le emergenze della storia. In un primo periodo la casa si è dedicata ai bambini abbandonati, poi alle «ragazze madri». Dagli anni ’80 si è concentrata sempre di più sulla «cultura della vita»: una delle nuove drammatiche povertà, che Giovanni Paolo II ha definito «la prima tra le sfide dell’umanità di oggi». In forza di questo decreto, l’opera passa dal volontariato ad un vero e proprio apostolato specifico in nome della Chiesa.L’associazione è impegnata principalmente nella formazione di formatori, proponendosi come una piccola scuola di bioetica cristiana – il personalismo «ontologicamente fondato» – dove, coniugando scienza e fede, si trasmette la ragionevolezza del magistero. Casa Betlemme dunque come esperienza che viene da lontano ed è proiettata nel futuro. Quando ha preso avvio nella campagna aretina, Maritain stava scrivendo a Paolo VI che un giorno sarebbe toccato soprattutto alle «piccole comunità di laici cristiani costruire una costellazione di focolari per mantener viva la fiamma della fede e della preghiera: con la loro amicizia, la loro cultura e spiritualità», esattamente come fecero «i monasteri nel mondo ostile e imbarbarito dei secoli antichi». In quegli stessi mesi il Concilio Vaticano II stava completando i suoi lavori, mentre dall’altra parte del mondo due scienziati australiani, i coniugi Billings, pubblicavano la loro prima ricerca sulla regolazione naturale della fertilità. Di fronte a queste significative coincidenze, il linguaggio della biologia parlerebbe di «convergenze evolutive»; quello della teologia, invece, ci spiega che la meravigliosa fantasia dello Spirito Santo soffia dove vuole.Casa Betlemme, pur adeguandosi ai bisogni dei tempi, è rimasta sempre avvitata alla radice spirituale che la alimenta: l’Incarnazione e l’«esaltazione della Maternità di Maria». Esiste una fraternità di persone e giovani famiglie che hanno deciso di impegnare la propria vita nel progetto di «Casa Betlemme»: un luogo di preghiera, di formazione e di sostegno alla maternità. Il Vescovo. monsignor Gualtiero Bassetti, osservandone attentamente i frutti, l’ha riconosciuta come una pianta nuova nel giardino fiorito della Chiesa.