Mondo

TERRA SANTA: PALESTINESI CRISTIANI TRA I PIÙ COLPITI DALLE CONFISCHE DI TERRA

(Ramallah) – Il capo dei negoziatori palestinesi, nonché membro del Comitato esecutivo dell’Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, Saeb Erakat, ha incontrato, oggi a Ramallah, una delegazione di vescovi Usa e Ue dell’Holy Land coordination (Hlc), che in questi giorni a Gerusalemme tiene la sua tradizionale visita pastorale alle comunità cristiane di Terra Santa. Nel corso dell’incontro, durato circa un’ora, nel quale il capo dei negoziatori ha fatto il punto sul “difficile cammino negoziale” israelo-palestinese, sono state fornite alcune cifre relative agli insediamenti israeliani nei Territori, in particolare quelli intorno a Gerusalemme Est, e tra questa e Betlemme. Nel distretto di Betlemme attualmente sono 22 gli insediamenti, inclusi i quattro (Gilo, Har Gilo, Giva’t Hamatos e Har Homa) che di fatto separano Betlemme da Gerusalemme con “effetti drammatici sulle storiche relazioni” tra le due città. In progetto anche un ulteriore insediamento, Giv’at Yael, necessario per unire Gilo con Har Gilo, da realizzarsi sulla terra presa dal villaggio cristiano di Beit Jala e di Wallajeh. Insediamenti, strade riservate ai coloni, confische di terreni, restrizione alla libertà di movimento per i palestinesi, hanno di fatto ridotto il distretto di Betlemme a circa il 13% della sua estensione originale.I proprietari di terra più colpiti, è stato detto all’incontro, sono i palestinesi cristiani e le Chiese di varie denominazioni. A tale riguardo Erekat si è augurato una protesta della Chiesa. Ad essere minacciata, adesso, è una delle ultime aree verdi del distretto di Betlemme, la zona di Cremisan. Israele ha annunciato che separerà questa area dal resto di Beit Jala, di fatto annettendola con la costruzione del muro di separazione. Un piano che colpirà “in modo devastante 58 famiglie palestinesi cristiane che non potranno così più accedere alla loro terra”. A Cremisan operano anche due comunità salesiane, una maschile impegnate in attività vinicola, ed una femminile che gestisce una scuola con 300 bambini. Con il muro verranno separate: in territorio israeliano resteranno i salesiani, in quello palestinese le suore che lamentano il fatto che i loro piccoli alunni non potranno più frequentare la scuola con regolarità dal momento che con il muro verrà creato anche un check point militare. Contrari al muro, insieme ai salesiani, anche i fedeli della parrocchia di Beit Jala che, come forma di protesta non violenta, ogni settimana celebrano una messa tra gli olivi. (Sir)