La speranza è che in qualunque momento la tua vita si incrocerà con un aspetto di questa inedita settimana tu possa accedere al «tutto» che essa rappresenta. Le «Piazze di maggio» sono infatti una proposta concreta per costruire un’esperienza di cittadinanza.Una proposta di cittadinanza si fonda su una prospettiva antropologica. Questa prospettiva non vuol essere qui solo studiata ma anche vissuta.Essendo una tappa verso il convegno ecclesiale di Verona, non intendiamo parlare di speranza, ma crescere nella speranza. E nell’ambito della cittadinanza vogliamo trovare motivi di speranza nei luoghi e nelle persone più diverse che ogni giorno costruiscono la città. Dunque non c’è altro mezzo che l’incontro. Quello autentico, rispettoso dell’altro, senza finzione o mimetismo, quello diversificato come lo è ciascuno di noi, pur nella sua profonda unità interiore. Siamo pensosi e giocosi, oranti e conviviali, poetici e polemici. Per questo la riflessione si accompagnerà all’arte, alla preghiera, al gioco e al gusto di stare insieme a tavola.Il clima culturale che respiriamo ha spesso il segno dell’angoscia e dell’assedio. La chiusura è la via di fuga naturale. Ma l’esito è quello della depressione. Le «Piazze di maggio» vanno controcorrente. L’apertura è la cifra di questa settimana. Come fiori, speriamo che le «Piazze» sboccino e che tu possa come un’ape operosa succhiare da ciascun fiore il nettare che produrrà, a suo tempo, un miele gustoso: fabbrica e parrocchia, carcere e ospedale, scuola e università.Con l’orecchio aperto al «Grido della città»: i drammi e le gioie che da vicino e lontano qui convengono e si intrecciano, dialogano, si aprono e si trasformano da grida di dolore a grida di festa. Vivere insieme, sulla base di alcuni valori condivisi, fa sbocciare la speranza. Sì, la speranza era già nel seme e poi nel boccio. Insieme verificheremo come sarà bella e profumata nel fiore. A casa, successivamente, ci diremo il sapore del frutto.di Franco Vaccari presidente di Rondine