L’avvocato, nipote del «cavallo di razza» della Dc, Amintore, entra a Palazzo Cavallo insieme al centrosinistra che passa dai banchi dell’opposizione a quelli della maggioranza occupati fino a febbraio dai consiglieri della Casa delle Libertà.Archiviati i risultati elettorali e terminati i festeggiamenti dell’Unione, l’attenzione si concentra sull’agenda politica del primo cittadino. Già in molti hanno voluto scriverci sopra le priorità che Fanfani dovrebbe affrontare nei primi cento giorni di governo: l’urbanistica, la crisi economica, l’aeroporto, i parcheggi, l’università, le piazze. Sono temi che vengono caldeggiati da più parti e che saranno senz’altro discussi nel prossimo futuro. Ma da queste colonne non ne vogliamo aggiungere altri. Il sindaco ha una sua idea di Arezzo che verrà giudicata dai cittadini nel momento in cui si concretizzerà. Però, a Fanfani ci sentiamo di suggerire un comune denominatore che faccia da premessa al suo impegno e che leghi l’intera sua azione di governo: agisca in modo da superare le divisioni che tagliano la città dopo il terremoto giudiziario che ha scosso il Comune e la conclusione anticipata della legislatura. E’ senz’altro vero che lui è stato eletto con un consenso ampio. Ma il clima che si respira ad Arezzo è ben diverso: si assiste ad una spaccatura profonda fra le anime presenti nel capoluogo che non giova certamente a una concezione del bene comune indispensabile per costruire un avvenire aperto alla speranza. Lavorare perché Arezzo non sia la fotocopia in formato ridotto di un’Italia lacerata dalle differenze politiche sarebbe da apprezzare.E, mentre il neo-sindaco si appresta a muovere i primi passi, gli auguriamo anche che sappia frenare imbarazzanti esternazioni o illogiche prese di posizione simili a quelle che, a livello nazionale, alcuni esponenti della maggioranza o compagni di viaggio hanno regalato al governo Prodi subito dopo il suo insediamento.L’ufficio stampa della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro