Suonerà un po’ strano all’orecchio dei borghesi il titolo suggerito dal professor Luigi Andreini per quello straordinario scrigno d’arte e di fede che è tornato ad essere il santuario di Santa Maria della «Grazia», a Sansepolcro, dopo il lungo e articolato intervento di restauro inaugurato lo scorso mercoledì 19 luglio. Da secoli, del resto, la chiesa e l’annesso oratorio che furono della «Compagnia della Morte», è per tutti la «Madonna delle Grazie», e non c’è ginocchio e capo che non si siano chinati almeno una volta dinanzi all’immagine della Madre di Dio, dipinta nel cinquecento da Raffaellino del Colle, per chiedere un miracolo o una grazia alla Vergine. E sebbene anche uno studente del ginnasio avesse potuto accorgersi che quella traduzione popolare del latino «Mater Gratiae» non andava granché, c’è voluto l’amico Andreini a richiamare l’esatta dizione: non «Madonna delle Grazie», come si trattasse di un «miracolificio», ma Madre della Grazia; colei, cioè, che nel grembo – quello incinta dipinto da Raffaellino del Colle – custodisce il Salvatore.Molta gente ha preso parte alla cerimonia di inaugurazione dei restauri illustrati dal parroco della Cattedrale di Sansepolcro don Alberto Gallorini e dal professor Andreini e descritti in una mostra allestita dal giovane architetto Roberto Puletti nell’oratorio annesso al santuario.Alla presentazione dei restauri, finanziati in gran parte proprio dal professor Andreini in memoria del fratello Donatello e dalla sua famiglia, recentemente scomparsi a causa di un tragico incedente stradale, è seguita la celebrazione della S.Messa presieduta dal Vescovo emerito di Grosseto, monsignor Giacomo Babini, che nell’omelia ha richiamato alla memoria gli ultimi cinquant’anni di vita del santuario durante i quali la comunità ecclesiale di Sansepolcro ha avuto nella Madonna delle Grazie un significativo punto di riferimento. E il pensiero del Vescovo è corso, in particolare, alle comunità giovanili e studentesche che negli anni ’70 e ’80 si davano appuntamento nel santuario mariano, e agli operai e alle maestranze dello stabilimento «Buitoni» – situato allora a pochi passi della chiesa – che non di rado affidavano speranze e preoccupazioni alla Madonna delle Grazie. Il programma di inaugurazione è proseguito, nel dopocena, con il rito di affidamento della città alla protezione della Madonna, al termine del quale si è protratta per tutta la notte una veglia di preghiera destinata a ripetersi, d’ora in poi, ogni sabato sera. Massimo Rossi