Arezzo - Cortona - Sansepolcro

I giovani aretini affascinati dalle missioni.

Non si tratta di abbracciare la vita consacrata e neppure di turismo religioso, ma di dare senso alla propria vita, quella del giovane, che si trova bombardato da un mondo consumistico, dal luccichio di vestiti firmati e telefonini alla moda, dal chiasso assordante delle discoteche del sabato sera. Molti giovani cominciano a interrogarsi, colpiti dal contrasto stridente fra quello che viviamo noi e le immagini che ci giungono dai luoghi più disparati in cui tanta gente vive nella miseria più squallida. Gli occhi dei bambini degli altri continenti sono quelli che attraggono di più e fanno venire la voglia di andare a vedere come vivono e a rendersi conto se sia possibile dare una mano. È la legge dell’amore che fa scattare tutto un meccanismo messo in moto 2000 anni fa da Gesù Cristo.Così il giovane si rivolge al parroco o telefona al Centro Missionario chiedendo informazioni per partire, naturalmente approfittando delle vacanze estive. Ma è già un atto coraggioso rinunciare a un mese di vacanze e impegnare mille euro, un anno di risparmi, per pagarsi il viaggio!In tutto sono state nove le ragazze aretine dai 20 ai 33 anni, che tra luglio e agosto hanno fatto tappa in varie realtà missionarie. Manola e Alessia sono state in Angola proprio dove il parroco di San Donato e la sua comunità, che è della Congregazione di Don Calabria, hanno una missione molto viva, con un ospedale e una mensa. Le due ragazze sono state indirizzate nel vicino «bairo», una bidonville in cui vivono 150mila persone e in cui si trovano due asili con un centinaio di bambini da badare, da far mangiare, far giocare e dare un minimo di istruzione. Manola e Alessia se la sono cavata bene perché non nuove a questo tipo di esperienze. L’unica difficoltà è stata il primo impatto: al loro arrivo, pelli bianche, Manola bionda occhi azzurri, quei bimbi scuri scuri si sono messi a piangere e avevano paura ad avvicinarsi. Ma poi la tenerezza è riuscita ad abbattere ogni barriera e, anzi, a creare un clima affettivo tale da non riuscire a distaccarsene. «La partenza è il momento peggiore – spiega Manola – Ti affezioni e vorresti portarli tutti via con te».Anche Chiara Cartocci è stata in Africa, ma in Tanzania, con un gruppo di Montevarchi costituito anni fa da un nostro prete, don Alessandro Milani. Ogni anno vanno giù per un periodo e insieme alla gente del posto riescono perfino a costruire strutture in muratura funzionali a certi servizi essenziali. Il principio è lo stesso di San Daniele Comboni: «salvare l’Africa con l’Africa», cioè educare gli africani a riscattarsi ed essere in grado di andare avanti da soli.Daniela Peruzzi e Chiara Caneschi sono andate in Acre (Amazzonia) dove opera una comunità di frati, suore e laici che difendono la foresta amazzonica e aiutano famiglie bisognose (Padre Paolino cura con le erbe e i metodi degli indios). Le ragazze sono andate in una scuola di 250 alunni per aiutarli nella loro istruzione, farli giocare e dare loro da mangiare. Sara Butali si è spinta fino in India con un gruppo di giovani per vedere dal vivo le povertà e le miserie che affliggono questo paese, e sulle quali Madre Teresa di Calcutta si è chinata con tanto amore.Invece Stefania, Irene e Alice hanno preferito una realtà più vicina a noi ma non meno difficile: l’Albania. Qui la diocesi, attraverso l’opera di monsignor Giancarlo Rapaccini, ha impiantato una missione che ogni anno vede coinvolti molti aretini, organizzati in turni, soprattutto in luglio-agosto. È stato realizzato un oratorio in cui i «ragazzi di strada» hanno la possibilità di vivere momenti di creatività, di svago, di giochi; l’oratorio è anche il punto di riferimento delle famiglie bisognose alle quali viene distribuito il vestiario e altri aiuti di prima necessità. L’Albania è una realtà cruda, con situazioni di povertà raccapriccianti. «Già all’aeroporto – racconta Stefania – vedi persone che attendono, non si sa cosa, amici, parenti, o forse la speranza che qualcosa possa cambiare; per strada trovi anziani che vendono patate cipolle e altra verdura, o bambini che cavalcano un asino: sembrano che si aspettino qualcosa da noi che veniamo da altri paesi. E’ comunque stata un’esperienza da vivere e resta la voglia di tornarci ancora».Ottobre, mese del Rosario e mese delle Missioni. Ogni anno le celebrazioni dell’«Ottobre Missionario» appaiono timidamente per qualche fine settimana e scompaiono quasi nel nulla, riassorbite da un quotidiano sempre più pressante e secolarizzato. «Ottobre Missionario» un tempo voleva dire organizzare un mercatino e mandare il ricavato alle missioni; poi si cominciato con le adozioni a distanza e i gemellaggi, che hanno visto il coinvolgimento di quasi tutte le parrocchie e di tanta gente sensibile alle situazioni di povertà, gente che resta nell’anonimato. Ancora è forse troppo poco quello che si sta facendo ma il ghiaccio è rotto e la carità si sta facendo strada da sola (del resto la Chiesa di Dio è sempre stata anonimo luogo di irraggiamento del vangelo) grazie al coinvolgimento di molti nostri fedeli ai quali non basta più la semplice Messa domenicale. Domenica 22 ottobre, Giornata Missionaria Mondiale, il Centro Missionario Diocesano ha radunato, nei locali della parrocchia di San Donato, i giovani che hanno fatto questa esperienza estiva. La settimana missionaria dell’Ottobre 2006 si è conclusa nei locali parrocchiali di Pescaiola. Qui è stato allestito un mercatino missionario che ha avuto molti visitatori, e all’interno del quale è stato realizzato uno stand dedicato all’ottantesimo anniversario della fondazione del «Piccolo Missionario», un mensile dei comboniani, molto istruttivo e divertente, per i più piccoli. Per ben due giorni i redattori della rivista hanno accolto i ragazzi dalle elementari alle medie dando loro una copia gratis, ed hanno insegnato loro a disegnare i fumetti, hanno insegnato i giochi africani, specialmente quelli che si fanno con i semi del cotone. Con il ricavato della rivista, i padri comboniani finanziano un progetto di alfabetizzazione per i bambini egiziani. Per tutte le notizie utili possiamo guardare nel sito internet: www.bandapm.it. Il ricavato dal mercatino missionario andrà in parte a favore delle missioni della nostra diocesi e in parte per aiutare il lavoro di padre Remo per le cucine comunitarie, di padre Luigi per le scuole femminili professionali e gli asili, e di padre Alexander per il cibo e l’alfabetizzazione dei bambini del Mozambico.Giovanni Nocentini