Esistono lembi di territorio che dal punto di vista ambientale e storico rimangono nell’ombra; eppure sono testimonianze importantissime di insediamenti umani e di opere di risanamento che andrebbero più profondamente studiate e conosciute. Uno di questi vitali è la Val di Chiana, regione agricola e ricca al tempo degli etruschi e dei romani, da diventare sinonimo di granaio dell’Etruria, poi soggetta a progressivo impaludamento, tanto che nel medioevo divenne tristemente nota per la malaria e le febbri che la infestavano. La bonifica della pianura, dopo gli sforzi degli etruschi, dei romani e dei monaci benedettini, e dopo l’inizio del prosciugamento, tra la fine del ‘500 e i primi del ‘600 da parte del granduca di Toscana Ferdinando I dei Medici, fu portata a definitivo compimento dal granduca Leopoldo I di Lorena, da Ferdinando III e da Leopoldo II tra la metà del ‘700 e i primi dell’800. Artefice geniale della poderosa opera, articolata sulla canalizzazione delle acque e sulle colmate alluvionali, fu il famoso ingegnere idraulico aretino Vittorio Fossombroni, noto anche come fine diplomatico e saggio amministratore. Lavorarono ai progetti del Fossombroni anche il lucignanese Federico Capei e gli ingegneri fiorentini Alessandro Manetti e Carlo Possenti. Così nella vallata sbocciò di nuovo la vita con le rigogliose coltivazioni e i numerosi allevamenti della pregiata razza chinina. La suddivisione in vasti poderi, con la creazione delle famose dieci grandi fattorie e la costruzioni delle altrettanto famose case «leopoldine», in gran parte tuttora esistenti, coronava egregiamente la poderosa opera di recupero e di valorizzazione della vallata. Ma quanti di noi hanno una diretta conoscenza delle opere idrauliche che hanno portato a nuova vita il nostro territorio?Ottimo, quindi, il progetto, ormai in dirittura di arrivo, di un sentiero percorribile a piedi o in bicicletta che unisce i due poli della bonifica della Valdichiana: da Ponte a Buriano, in prossimità di Arezzo, fino alla Torre dei «Beccati» nel territorio di Chiusi, attraversando il comune di Cortona. Il progetto, intitolato a Vittorio Fossombroni, è in fase di realizzazione da due anni ed è stato illustrato dall’assessore provinciale alla difesa del suolo Angelo Maria Cardone. Il sentiero, con i suoi 60 chilometri di lunghezza una volta completato, sarà come un percorso museale all’aperto che permetterà di scoprire l’ingegnosità e il valore delle opere idrauliche presenti lungo il canale della Chiana. «Stiamo studiando il modo di collegare la Chiusa dei Monaci con il sistema delle piste ciclabili della città di Arezzo – dichiara l’assessore provinciale – in modo da realizzare un anello ciclabile che si può chiudere con il collegamento ferroviario tra le due città di Arezzo e Chiusi. Il ‘sentiero della bonifica’ si svolge quasi per intero sull’argine del canale Maestro della Chiana. Percorrendo il sentiero, oltre ad attraversare la vallata ed interagire con al sua storia e le sue bellezze paesaggistiche, sarà facile rendersi conto della grandiosità delle opere di bonifica realizzate. Il percorso potrà diventare, oltre che una pista per gli amanti del podismo e della bicicletta, un ‘osservatorio naturale’ per ammirare le case leopoldine, le colmate, le antiche fattorie, le stupende colline, tra le quali anticamente scorreva il fiume Clanis».