La data del 4 novembre 1918, recentemente celebrata, può darci ormai, ad essere sinceri, ben poche emozioni. Scomparsi i testimoni, i monumenti della linea di confine, trincee e sacrari, sembrano aver trasformato quel periodo in storia quasi locale. La Grande Guerra, o ultima guerra di Indipendenza, appartiene ormai al libro e alla commemorazione.Eppure il maestro Roberto Tofi, direttore del gruppo polifonico «Francesco Coradini», ha trovato un modo più bello e utile di ogni discorso per celebrare la ricorrenza: attraversi i canti popolari di quel periodo è entrato nel vivo della vita e del sentimento del soldato che ha combattuto una faticosissima guerra di confine tra le montagne, gomito a gomito con il nemico e con la morte. Nella chiesa di Sant’Antonio Abate, che è anche la chiesa dedicata ai caduti di Sansepolcro della guerra ’15-’18, il gruppo polifonico ha eseguito una selezione di canti curata da Daniela Argento, intervallata dalla lettura di passi letterari tratti dagli scritti degli stessi soldati, tra cui il fante Ungaretti. L’ultimo pezzo, la classica ed eroica Leggenda del Piave, il Maestro ha voluto che fosse cantato anche dal pubblico presente. E giustamente, perché la serata non era solo il godimento della esibizione di un coro, pur bravissimo, ma la partecipazione ad un pezzo di vita del nostro popolo di cui anche noi, in questo scorcio del 2006, siamo parte.Nell’esecuzione dei canti, i più classici e i più noti quali Monte Canino, Era una notte che pioveva, Il testamento del capitano, si è potuto avvertire con emozione profonda, più che il dramma, lo struggente pensiero della morte, la nostalgia della casa e della morosa, l’amore per le montagne da difendere, la difficoltà di una vita in trincea in una guerra non voluta, come in qualche altro canto si può riscontrare, l’orgoglio di essere italiani. Non è possibile analizzare più a fondo i testi né ricordare i passo di prosa e poesia letti. Basta solo dire che i presenti hanno vissuto una vera pagina di storia, quella degli uomini che dei grandi avvenimenti sono stati piuttosto le vittime che i protagonisti. La folta partecipazione del pubblico e la commozione di tutti sono stati per il maestro Tofi il più importante riconoscimento sia del suo impegno come direttore del coro sia, soprattutto, della sua capacità intuitiva e della sua sensibilità.Giuliana Maggini