Il 17 novembre, festa di Santa Elisabetta d’Ungheria, patrona dell’Ordine Francescano Secolare, nella chiesa di San Francesco a Sansepolcro, nel corso della S.Messa presieduta dal Vescovo monsignor Giacomo Babini e concelebrata insieme a padre Pier Maria dei Frati Cappuccini e padre Arturo Innocenti, è stato celebrato il rito dell’ammissione al noviziato di Maria Rosaria Trudi Abdelcader e il rito della professione all’Ordine dei novizi Letidio Belmonti, Giovanni Battista Cardillo ed Elia Secchi.Dopo l’omelia, padre Arturo Innocenti in qualità di assistente spirituale della fraternità dell’Ordine Francescano Secolare di Sansepolcro, ha riepilogato le tappe principali della vita di Santa Elisabetta d’Ungheria della quale ricorreva la sua natività e come questa donna nata Regina si sia ritrovata nella sua breve vita, vedova e abbandonata da tutti al punto da essere stata costretta a lasciare la reggia e la vita da regina pur avendo tre figli piccoli. Santa Elisabetta ha accettato con umile rassegnazione questa circostanza e, libera dagli impegni di governo, si è ancor più dedicata alla cura dei poveri e dei dimenticati. Con il suo esempio di vita, ha ben interpretato il messaggio di San Francesco e quando le preoccupazioni sono state gravi e pesanti, lei le ha vissute abbandonandosi completamente a Gesù e donandole a Lui. La sua breve vita è stata una testimonianza di totale offerta d’amore ai poveri e agli ultimi e la sua vita è stata così luminosa da meritare gli onori dell’altare solo dopo sette anni dalla sua morte.Anche noi che ci accingiamo ad entrare nell’Ordine Francescano Secolare con il rito del noviziato, siamo chiamati a saper accettare il cammino di Francesco, studiando la sua regola che siamo chiamati ad amare e a vivere nel nostro quotidiano. Frequentando la Fraternità, osservandone la regola e formandosi per viverla nel nome e per amore di Gesù, finalmente ci sentiremo pronti a fare il passo più importante: la professione, cioè una scelta di vita che ci impegna a rinnovare le promesse battesimali e viverle nel quotidiano, pur rimanendo immersi nelle cose di sempre. Se faremo questo, testimonieremo la nostra fede e quindi la nostra appartenenza a Gesù.Dopo queste parole è seguito il rito del noviziato e poi il rito della professione, accompagnati da viva e partecipata commozione dei presenti. La chiesa di San Francesco era più affollata del solito e anche i familiari dei candidati si sono stretti con affettuosa premura intorno ai propri cari, condividendone l’emozione e la gioia spirituale. La celebrazione è stata introdotta dalla invocazione allo Spirito Santo con il canto del «Veni Creator Spiritus» con l’accompagnamento al piano del bravo padre Ugo che ci ha seguiti nei punti più importanti fino al canto finale di lode che ha concluso la cerimonia religiosa. Dopo la cerimonia è stato offerto un simpatico rinfresco per concludere in letizia questo giorno così pieno di significato.Gianfranco Magnani