Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Sansepolcro celebra il Volto Santo

L’attesa comincia col ricordo del suo trionfo sulla morte e il Bambino che nascerà è prima di tutto il Figlio di Dio che, accettando di essere uomo, ne accetta anche la morte, la conseguenza più grave della cacciata dall’Eden. In sintesi, la teologia di un Dio che, volendo stringere con i suoi una Nuova Alleanza, la propone attraverso la sua obbedienza di uomo esaltato da Dio. L’umanità ha una nuova speranza nel Cristo regale e trionfante. Tutto è visibile in quel Volto, icona della salvezza e immagine della Misericordia, ma anche simbolo della Giustizia. Egli riconduce l’uomo al suo stato di figlio e di libero, provocando la sua volontà e la sua libertà.Con la festa del Volto Santo il popolo di Sansepolcro ha un’occasione in più di riflessione perché può sensibilmente vedere e assimilare il messaggio attraverso la contemplazione e l’ammirazione di una superba opera, carica di simboli, così che viene spontaneo esclamare: Quanto è grande il tuo nome, la tua gloria, su tutta la terra! L’opera d’arte, sottratta alla pura fruizione, recupera il suo significato di ponte con il Mistero per cui è nata, ed è espressione del senso religioso che cerca una forma in cui manifestarsi, come contemplazione e come preghiera. Quello che per il momento si può dire di quest’opera, è noto e non è il caso di ripeterlo. La conoscenza aiuta molto il processo di coinvolgimento ma non è assolutamente necessaria. E inoltre, indicarne i limiti, il Volto Santo mantiene ancora il suo mistero quanto alla sua origine, alla motivazione e al luogo della sua esecuzione, al significato che poteva avere per chi l’ ha voluto. Né, per questo, l’impatto con il suo sguardo è meno forte. È, infatti, nel volto dai tratti semiti e negli occhi che si concentra la potenza espressiva dell’immagine, anche se ogni parte della figura esercita un potente richiamo, dalla veste ai segni leggeri dei chiodi sulle mani e sui piedi non sovrapposti. Il corpo è forte e diritto, non ancora curvato nella sofferenza come nel «Christus patiens», e questa verticalità è evidenziata e nello stesso tempo mitigata dal capo piegato verso il basso, un tratto che differenzia questa figura dalle ieratiche icone bizantine. Le braccia tese sono piuttosto aperte a possedere lo spazio che a sottolineare il dramma della crocifissione; la croce che si forma è il punto in cui si incontrano cielo e terra.Ecco il senso della festa del Volto Santo che la città vive con devozione e che continua ad essere un punto fermo nelle tradizioni biturgensi. Tradizioni che a Sansepolcro hanno ancora una chiara matrice cristiani e che non dimenticano le loro radici come troppo spesso accade in questi nostri giorni. Il Volto Santo è un incontro affascinante con il mistero che segna l’intera storia della salvezza.

La preghiera-riflessione ai piedi dell’immagine dell’«uomo dei dolori» dallo «sguardo dolce»

Sansepolcro si sta preparando a celebrare la festa del Volto Santo. L’immagine di fronte a cui la città si inginocchierà è alta oltre due metri. Scolpito in noce, in un unico blocco, è stato realizzato tra il 670 e l’845. Dal punto di vista iconografico è un incontro tra l’iconografia del Crocifisso e del Cristo pantocratore. Come riflessione, proponiamo un sonetto di Padre Odoardo Romanici riportato dal Canonico professor Giulio Cantimorri nel foglio «Liturgia» del luglio 1901, stampato in occasione dei festeggiamenti in onore del Volto Santo:Uom dei dolori la tua spoglia è questa?Le spente luci e la ricurva fronted’ispido serto coronata e pesta,queste a noi derivar di vita il fonte?Tale allo sguardo dolce incanto apprestala dotta man che in sì pietosa improntaeffigiava l’Uom Dio, che all’ora sestal’alma spirò sul sanguinoso monte.Sorge al suo piè dal basso limo il cuore,e, a Lui d’obbrobri saturato, il piantoinsiem tributa, e al re dei regi, onore.Salve, glorioso Biturgense vanto!Tu speme, pace, libertade, amore,tutto a noi ti riveli, o Volto Santo. Giuliana Maggini