Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Il cardinale Antonelli spiega l’«Ultima cena» di Leonardo

«Sono lieto di ospitare nel salone dell’episcopio di Arezzo l’iniziativa voluta dall’Istituto superiore scienze religiose “Beato Gregorio X” e dalla biblioteca di Arezzo che vede la presenza del cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze». Così monsignor Gualtiero Bassetti, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha aperto la tavola rotonda organizzata per presentare l’ultima pubblicazione di Carlo Starnazzi, il volume «Leonardo dalle Chiane alla Loira». L’autore dal 1992 ha utilizzato i suoi strumenti interdisciplinari di ricerca per studiare i dipinti e i disegni di Leonardo. La ricerca ha ottenuto risultati mondiali e ha posto l’autore tra i massimi conoscitori di Leonardo.Il cardinale Antonelli ha svolto attraverso diapositive una lezione magistrale di lettura dell’immagine della «Cena» di Leonardo e dei suoi contenuti. Ha esordito parlando del deterioramento del dipinto a causa dell’umidità. Ha ricordato la testimonianza di Giorgio Vasari del 1566: «Il cenacolo è tutto una macchia». Dal 1725 iniziarono i restauri che hanno fatto più danno dell’umidità stessa. A fine Settecento la sala venne adibita a magazzino dalle truppe napoleoniche. Nell’ultima guerra una bomba colpì il refettorio e distrusse il soffitto. Il vero restauro iniziò nel 1977 e si protrasse per 20 anni. Consentì di ricuperare frammenti e colori originali e ricuperare i contorni precisi delle figure.Poi il cardinale ha iniziato a esaminare l’opera ed ha diviso la sua relazione in capitoli. La prima sezione è stata dedicata allo «spazio reale e virtuale». «Siamo in un refettorio di Frati – ha detto – La mensa fraterna della comunità è un prolungamento della mensa Eucaristica». Invece, lo spazio virtuale della sala del Cenacolo, Leonardo lo ha costruito come un prolungamento dello spazio reale del refettorio.Poi il tema di «pace e conflitto». «Tra un affresco e l’altro – ha affermato Antonelli – vediamo delle porte aperte verso l’esterno e la parete in fondo in controluce è più buia, ma infonde pace che deriva dalla natura in contrasto con il tumulto che si nota nei discepoli. Il punto di fuga, soffermadosi su Gesù, è presso la sua guancia destra. La tavola è grigia ed è illuminata dalla luce che viene dalla finestra».Quindi, la questione dell’autodonazione di Gesù. «Leonardo tratta il tradimento di Giuda e il momento successivo, la reazione dei discepoli. Gesù è al centro e l’atteggiamento del dono di sé congiunge la Cena, la Crocifissione e l’Eucaristia». Poi l’attenzione si è spostata sulla luce. «La luce viene dalla finestra reale e attraversa la sala. Solo Giuda è in ombra, gli altri apostoli sono illuminati. Altra sorgente di luce è il crepuscolo». Infine, l’analisi dei corpi e delle anime. «Il cardinale Borromeo – ha spiegato Antonelli – disse che Leonardo ritrasse nel Cenacolo i moti dell’animo con quelli dei corpi. Leonardo studiò le anime attraverso le espressioni corporee. Distinzione tra il carattere permanente e l’emozione del momento». Il corpo serve al linguaggio per esprimere l’anima. «I volti sono dei ritratti di personaggi che Leonardo sceglieva per suggerire un certo carattere. Cristo è collocato tra la pace della natura e il tumulto degli uomini, tra la creazione di Dio e la storia degli uomini. E Gesù è posto da Dio nella storia degli uomini e chiede di essere accolto con i fiori delle nostre disposizioni e delle nostre opere».Lucia Zamboni