Carissimi fratelli e sorelle,rallegriamoci: oggi è nato il nostro Salvatore. «Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita». Con queste parole, San Leone Magno salutava il Natale, invitando i cristiani a deporre «l’uomo vecchio con la condotta di prima» e «a rinunciare alle opere della carne»; ad accogliere la Luce venuta nel mondo, che le tenebre non sono riuscite a soffocare. Il Natale è per ciascuno di noi un invito alla conversione, a consentire che la venuta di Cristo trasfiguri la nostra vita e ci renda preziosi strumenti per l’opera dello Spirito Santo.Nelle liturgie della notte sentiremo ancora una volta riecheggiare un passo del Vangelo di Luca: «Non c’era posto per loro nell’albergo». A Betlemme Maria e Giuseppe non trovarono un alloggio e il Verbo si fece carne in una mangiatoia; la piccola città della Giudea guardava altrove, preferiva chiudere gli occhi e non lasciarsi distrarre. Non sono forse così talvolta anche le nostre città? Questa pagina del Vangelo ci interroga e chiede a ciascuno di noi di essere aperto, vigile, pronto a tendere una mano a chi si trova in difficoltà, annunciando al mondo la speranza di vita che scaturisce dal Natale, con la testimonianza di fede e con gesti concreti di carità cristiana.Non dimentichiamo, comunque, che anche in città e province apparentemente ricche come Arezzo esistono situazioni di forte disagio, con famiglie – specie le più giovani – che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese, che fanno fatica ad assicurare un degno avvenire ai figli, che hanno lavori precari o sono senza un impiego, che devono affrontare problemi di salute o familiari. Un Padre della Chiesa, San Gregorio Magno, scriveva che «quando doniamo ai poveri rendiamo loro ciò che è loro e adempiamo ad un dovere di giustizia». Sia questa esortazione la nostra bussola nei giorni del Natale, mentre saremo impegnati nella frenetica corsa agli acquisti che, è bene dirlo, rischiano talora di trasformarsi in bramosia del possesso.Carissimi, pensando alle famiglie, non facciamo difficoltà a scorgere nell’immagine di Gesù, Maria e Giuseppe un modello di amore e di fedeltà per ciascuna nostra famiglia. Del resto, preoccupano, anche nella nostra diocesi, le sempre più frequenti separazioni che stanno incrinando il tessuto sociale e civile e danneggiano i più deboli, soprattutto i figli. Mi ha chiesto una bambina durante la visita ad una scuola elementare: «Perché Dio ha permesso che i miei genitori si dividessero?». La sua domanda è la domanda che rivolgiamo agli sposi incapaci troppo spesso di dirsi “sì” per sempre e restii a donarsi integralmente. In questo Natale facciamo sentire l’affetto e la preghiera della nostra Comunità cristiana a quanti vivono situazioni di dolore e di separazione, e affidiamo le nostre famiglie – specie i coniugi deboli e i bambini – alla protezione della sacra famiglia di Nazareth.I Pastori accolsero l’invito dell’angelo e accorsero nella notte per vedere con i loro occhi il Signore che era nato, e «dopo averlo visto», come si legge nel Vangelo di Luca, «riferirono ciò che del bambino era stato detto loro». Anche noi che contempliamo il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio siamo chiamati a renderne testimonianza al mondo. E come i pastori di Betlemme, la nostra Comunità, e in particolare i fedeli laici, avvertano l’urgenza di un nuovo impegno missionario nella Chiesa e nel mondo accogliendo l’invito scaturito dal recente Convegno ecclesiale di Verona ad essere in prima persona «testimone di Cristo, speranza del mondo».Buon Natale!Gualtiero BassettiVescovo