L’evento mondiale, che aveva come titolo «Another world is possibile» («Un altro mondo è possibile») e che per l’ennesima volta è stato dimenticato dai media internazionali, ha visto la partecipazione di una nutrita delegazione italiana di Caritas e di un network Caritas africano e internazionale che ha saputo animare e organizzare momenti di riflessione e di dibattito. In questa kermesse, che per la prima volta si è svolta in Africa, vi sono stati 80mila iscritti provenienti da tutte le parti del mondo, sono stati realizzati 1200 momenti seminariali e numerosissime sono state le manifestazioni e gli eventi collegati ad essa. Molti gli argomenti trattati tra i quali vanno ricordati il dramma dell’Aids, le guerre dimenticate, la cancellazione del debito, la fame e i diritti dei bambini, la situazione delle baraccopoli, i campi profughi.Come in tutti gli eventi mondiali, il Social forum si è chiuso tra luci e ombre. Tuttavia vale la pena sottolineare come la presenza massiccia delle Chiese africane, tra l’altro organizzative della piattaforma ecumenica che si è tenuta nei giorni antecedenti in Forum, faccia sperare in un futuro di maggior intervento sociale, politico ed economico a favore delle fasce più povere ed emarginate di tutti i Paesi del sud del Mondo. La delegazione italiana di Caritas, circa 50 partecipanti, ha avuto modo di incontrare il nunzio apostolico in Kenya e la Conferenza episcopale keniana oltre che visitare molte realtà e progetti a Nairobi portati avanti da missionari, parrocchie e operatori Caritas. Da sottolineare la testimonianza di suor Marzia, da 40 anni missionaria in Somalia, il lavoro di Fratel Alan sull’Aids nella parrocchia della baraccopoli di Kangemi, il lavoro dei comboniani nello slum di Korokocho, la testimonianza del Vescovo anglicano Desmond Tutu, protagonista nella caduta dell’aparthaid sudafricano insieme a Nelson Mandela. In otto giorni di presenza in Kenya vi è stato modo di confrontarsi con tutte le anime che muovono il Social Forum mondiale ma anche di apprezzare le tante realtà operative di Nairobi, città nella quale 2,5 milioni di persone su 4 milioni di abitanti vivono all’interno di slums senza i minimi servizi educativi, sanitari, igienici e sociali. Risulta pertanto facile comprendere come la violenza e la criminalità siano sempre più in espansione e coinvolgano tanti bambini di strada.Aver avuto la possibilità di assistere a questo evento è sicuramente un dono per l’intera comunità aretina perché di fronte alle tante ingiustizie, alla povertà e allo sconforto umano che assale, nasce il desiderio di lavorare sempre più assiduamente per il bene comune e per il rispetto dei diritti inalienabili dell’uomo in Africa come in Italia. Rimane da ricordare l’esperienza della marcia conclusiva dell’evento che, in un tragitto di quattordici chilometri, ha attraversato per sette baraccopoli e ha ricordato a tutti i partecipanti chi erano i veri beneficiari del social forum mondiale.Intanto, la Caritas di Arezzo-Cortona-Sansepolcro continua a portare avanti progetti di intervento internazionale in Africa come in America Latina e sempre più si impegnerà in azioni di educazione alla mondialità rivolte alle scuole e alla parrocchie. Ricordiamo infine alle parrocchie e a tutta la cittadinanza la disponibilità da parte degli operatori della Caritas diocesana a curare momenti formativi in tutti gli ambiti tematici in cui da anni essa è impegnata.