Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Il commosso ricordo di don Serafino Pegli

E’ doveroso ricordare don Serafino Pegli, parroco di Colcellalto – Palazzi e vicario foraneo di Badia Tedalda – Sestino, che si è addormentato in Cristo la sera del 13 gennaio. Aveva 71 anni, l’età che la Bibbia assegna all’uomo sulla terra. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto nel cuore dei suoi cari, dei suoi confratelli, dei suoi parrocchiani e nelle sua zona pastorale. L’ultimo mio incontro con lui avvenne a Villa Serena prima del Natale e l’ultima telefonata la sera prima della morte, in cui mi disse che stava molto male e che non aveva potuto rientrare in parrocchia per le feste natalizie.Il Vescovo, nella commossa omelia della S.Messa esequiale concelebrata insieme al vicario, al pro-vicario e ad altri venti sacerdoti nella chiesa di Badia Tedalda, ne ha rievocato la figura e le tappe principali del suo servizio alla diocesi durato 45 anni. Fu ordinato nel giugno del 1961 da monsignor Bornigia, che lo scelse subito come suo segretario, affidandogli anche l’incarico di cappellano della cattedrale biturgense, retta allora dall’arciprete don Panichi che lo aveva inviato in seminario. Svolse in quel periodo il ruolo di vice-assistente della gioventù di Azione Cattolica e di assistente degli aspiranti. Nel 1963 fu nominato parroco a San Martino in Val d’Afra, dove rimase fino al 1 settembre 1969, data in cui fu trasferito nel suo paese natio di Monterone. Qui ha svolto, animato dalla carità pastorale, per circa 25 anni il suo ministero sacerdotale, servendo anche le vicine parrocchie di Casale e Martigliano. Nel 1993 chiese ed ottenne di essere trasferito a Ponte Presale, succedendo a monsignor Gerico Babini in qualità di parroco di Colcellalto – Palazzi.Don Serafino, sacerdote sensibile e generoso, figlio unico, rimasto solo dopo la morte dei suoi genitori, ha nominato nel suo testamento la diocesi come erede universale. È stato uno dei tanti sacerdoti originari di Sestino nell’alta Valle del Foglia, terra fertile che ha donato lo scorso secolo numerose vocazioni sacerdotali e religiose, tra queste ricordo i defunti monsignor Gino Lazzerini, noto esorcista e parroco di Tavernelle d’Anghiari, don Pasquale Renzi, parroco di Presciano, che aveva anche un fratello francescano a Bibbiena, padre Bartolo Battirossi, missionario in Messico, don Tommaso Venturi, parroco di San Pietro e Madonnuccia. Sono ancora vivi ed operanti monsignor Giovacchino Dallara, nostro attivo Vicario generale, don Abramo e don Zeno Gori, parroci a San Paolo, don Mario Montini parroco di Toppole d’Anghiari, don Quinto Giorgini parroco a Monterchi ed inoltre don Carlo Fabbretti e don Francesco Alessandrini, rispettivamente parroci di Galeata di Forlì e di Belforte all’Isauro in diocesi di S. Marino – Montefeltro, questi ultimi diventati extra-diocesani in seguito allo smembramento in tre parti della diocesi biturgense.Don Pegli ha curato la liturgia, il decoro e i restauri delle sue chiese terremotate, che purtroppo non ha potuto vedere restaurate. Rivedo don Serafino nei seminari di Sansepolcro e di Firenze, diligente nello studio e conservo ancora delle foto scattate durante le vacanze estive nelle escursioni al Sasso Simone, arrampicati sul traliccio della sua grande croce costantiniana, installata nel 1913, e in alcune celebrazioni liturgiche guidate da lui come cerimoniere. Molte volte mi ha invitato a partecipare alla Festa della Madonna a Piego e a Casale e recentemente a Palazzi per San Leone patrono, insieme agli altri sacerdoti sestinati. Non posso dimenticare il grande raduno notturno di preghiera nel campo sportivo di Colcellalto, che richiamò gran folla di devoti della Madonna di Medjugorie, dove spesso si recava come assistente spirituale nei pellegrinaggi organizzati privatamente. Conosceva bene i veggenti tra cui Maria, che presenziò e parlò durante la suggestiva suddetta celebrazione. Una tenera devozione alla Madonna ha caratterizzato l’ultima fase della sua vita e gli ha permesso di superare una certa stanchezza spirituale che mi era sembrato di notare in lui nella generale crisi post-conciliare. Ormai per lui le cose di questo mondo sono passate, ha terminato il suo pellegrinaggio terreno. Preghiamo perché possa entrare nel santuario del cielo a contemplare i volti luminosi di Cristo Risorto e della Madonna Assunta. E lui, dalla piena comunione dei Santi, degli Angeli, dei Serafini, di cui portò il nome, pregherà certamente per noi.don Quinto Giorgini