Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«In Perù insieme a padre Buresti ho scoperto una Chiesa vitale»

L’amicizia fiduciosa con padre Arturo Buresti e la sua fantasia caritativa mi hanno portato di nuovo in Perù, dopo sette anni dal primo viaggio, quasi regolare scansione e prezioso punto di riferimento della mia vita di prete. Le intense giornate, corse da un territorio all’altro, da una missione all’altra, non mi hanno impedito di vedere, di apprendere, di riflettere e di fare sintesi di tutto ciò che la Provvidenza mi ha posto dinanzi. Ho vissuto fino in fondo la differenza tra il nostro mondo e quello peruviano, soprattutto con una particolare attenzione alla vita di quella comunità cristiane. È una Chiesa veramente missionaria quella che ho visto in Perù che, con lo sguardo evangelico verso tutte le necessità e la storia di ognuno, riesce ad avvicinarsi a qualsiasi situazione, a farsene carico e a dare speranza concreta, non solo per quanto riguarda i problemi di povertà materiale e morale, ma anche – e qui si apre il mio stupore – facendo scoprire la dignità di ogni uomo con le proprie capacità, valorizzando i doni propri di quella gente, promuovendone la vita in ogni suo aspetto, a incominciare da quello culturale e sociale fino a quello religioso. Infatti è proprio partendo dalla vita reale di quel popolo, con la sua indole e le sue caratteristiche, che si sta costruendo una Chiesa viva e tutta ministeriale. Ognuno si sente, per vocazione, protagonista nella edificazione della propria comunità ecclesiale. La presenza dei sacerdoti italiani ed europei sta notevolmente diminuendo: questo mi sembra il primo segno della grazia del Signore e dell’avvio di tempi nuovi, carichi di prospettive evangeliche. Preti e suore, lentamente ma in modo irreversibile, stanno facendo largo al clero locale, ai religiosi del luogo per formare un laicato maturo, attento, veramente cresciuto nella propria fede e autenticamente missionario nei confronti dei fratelli. Questa situazione, oltre ad avermi arricchito, mi ha caricato di tanta speranza perché anche i nostri cristiani, a incominciare da noi pastori, riprendano l’entusiasmo dimettersi a completa disposizione del Regno, già qui presente in mezzo a noi.di Giovanni De Robertis