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Quando la violenza domina e conquista il grande schermo

La violenza, di questi tempi, sta diventando uno dei mali più gravi che intaccano la società. Ogni giorno si sentono per radio o si vedono per televisione e tra le pagine dei giornali, resoconti di episodi di violenza che ci lasciano perplessi, scossi moralmente e tristi, letteralmente immersi nell’infelicità. Sono state avanzate innumerevoli ipotesi sull’origine di tali controversie, la maggior parte delle quali accreditano all’influenza che la televisione sollecita nelle nostre menti la causa principale di tanto disordine sociale. C’è però da sottolinenare il fatto che non tutta la responsabilità di queste azioni grava sulle spalle del nostro media preferito. Infatti anche la mancata educazione familiare, alcuni tipi di musica e atti di bullismo sono, allo stesso pari, causa di violenza. E’ proprio a partire da questo clima già piuttosto precario per la gioventù emergente che si è andata ad aggiungere la tipologia più macabra di violenza: quella cinematografica. Fino a pochi anni fa, infatti, la visione dei cosiddetti film dell’orrore, capaci di suscitare nell’animo dello spettatore sensazioni quali paura, ribrezzo e desolazione, era vietata ad un pubblico di minori, in quanto trattava una serie di tematiche da considerarsi potenzialmente pericolose per lo sviluppo della personalità adolescenziale, non ancora del tutto consolidata. Ultimamente questa precauzione nei confronti della gioventù emergente pare essere stata dimenticata. Cortometraggi basati su una psicologia sempre più perversa e criminale vengono proiettati davanti ad un pubblico che supera di poco o eguaglia i quattordici anni di età. Saw III, L’enigmista, nuovo film in uscita nei cinema italiani ne rappresenta, l’esempio più calzante. Per chi non è a conoscenza della trama di questo lungometraggio, che oltretutto ha riscosso un notevole successo tra gli adolescenti, basti sapere che fonda le sue basi sul tema della distruzione della vita umana. Tutto è incentrato nella figura del protagonista della storia: l’enigmista, che dopo aver sequestrato e rinchiuso con la forza e con l’inganno tutte quelle persone che gli avevano causato sofferenze di vario genere nella vita, inizia il suo gioco. Allo spaventato e disperato gruppo di segregati, viene posto un enigma, e solo chi sarà capace di risolverlo avrà il privilegio di preservare la propria vita; a tutti gli altri spetta la morte, una morte travagliata, piena di sofferenze. Questo senso di raccapricciante malvagità è ancora più marcato di così per mezzo delle agghiaccianti scene su scene d’incresciose torture, realizzate con le migliori capacità tecniche cinematografiche moderne, in modo da renderle talmente verosiili da terrorizzare lo spettatore. Sono questi film che danneggiano la struttura del nostro mondo, conducendo i giovani all’isolamento e costringendoli a rompere i propri rapporti sociali per chiudersi in se stessi. Con prepotenza si addentrano nell’intimità delle persone e la sconvolgono, rischiando di trasformare morte e sofferenza in spettacolo, così da favorire lo sviluppo di atteggiamenti d’indifferenza. L’unica soluzione a questi problemi ci è data dall’amore che appaga il cuore e non ci fa star male, anzi, ci dona la forza di andare avanti.Samuele Foni