Non si può esultare di gioia e godere la vera pace come dono pasquale, portato da Gesù risorto, se prima non l’abbiamo seguito per la via della croce e della morte, distruggendo dentro di noi la causa della divisione e dell’inimicizia. «Cristo ha abbattuto il muro di separazione, cioè l’inimicizia, e ha fatto di due un popolo solo, il nuovo popolo dei Battezzati, riconciliati con Dio per mezzo della sua croce». Perciò afferma giustamente San Paolo: «Egli è la nostra pace». E San Pietro conclude la sua prima lettera dicendo: «Pace a voi tutti che siete in Cristo Gesù», cioè in Colui che è la Pace. Se vogliamo trasmettere la pace, dobbiamo prima di tutto avere la pace nel nostro cuore per predicarla, costruirla e ricomporla. Molte sono le guerre materiali che si combattono nel nostro pianeta, ma forse più numerose e con ripercussioni più profonde e devastanti sono quelle spirituali e morali che agitano e si combattono nel cuore dell’uomo. Affermava qualche anno fa il Cardinale Poletto: «C’è guerra all’interno di tanti cuori dove il male prevale sul bene. E’ guerra la violenza e la divisione che in tante famiglie creano scompiglio e sofferenza nei coniugi e ancor più nei figli. E’ guerra una diffusa incomprensione tra persone, tra gruppi di diversa cultura, che rende molto spesso invivibile la vita di quartieri o di città intere».Margherita da Cortona fu inviata da Cristo stesso a predicare la pace tra i cortonesi, ma solo dopo che si era perfettamente riconciliata con Dio e con i fratelli e stava camminando fruttuosamente per la via di un’autentica conversione e cresceva vertiginosamente verso la santità. Margherita, quindi, nello spirito di San Francesco, ha ritrovato la pace, ha predicato la pace, ha riportato la pace.Nella biografia scritta da Fra Giunta Bevegnati si legge che «Gesù Cristo, mediatore tra Dio e gli uomini», così parlò a Margherita: «Predica la pace fra gli uomini di Cortona, perché la proclamatrice della loro pace sei tu, ed io ho concesso loro questo dono per l’amore riverenziale che essi, per amor mio, hanno avuto verso di te. Di’ dunque al tuo confessore che predichi apertamente la pace in Cortona e che inviti da parte mia tutti i Cortonesi ad essere unanimemente concordi». Rispose Margherita: «Signore, non faccia schermo fra te e la mia preghiera in loro favore la nube delle mie colpe». E il Signore: «Annunzia pure parole di pace ed invita i cortonesi alla pace, perché neppure la nebbia di una sola tua colpa reca impedimento alla loro pace. Io, infatti, tuo Redentore, ti ho posta nel deserto di questo mondo come una voce potente che grida e come una tromba; perché come la tua vita nel secolo gridò notoriamente contro di me, così gridi forte ora che ti sei convertita e sei divenuta penitente, e i peccatori sentono da te che io sono pieno di misericordia. E’ vero infatti che tu sei diventata la tromba della mia benignità e della mia fruttuosa misericordia: ciò è provato dall’esempio di molti che, grazie a te, hanno abbandonato i loro vizi e sono saliti alle vette delle virtù. Dunque le grazie che io ti ho concesso non te le ho date soltanto in favore tuo, ma anche a beneficio delle mie anime, alle quali sono pronto ad offrire la mia misericordia».Margherita predice perfino la conclusione di un accordo di pace e, per il suo efficace apostolato di pace, irrita terribilmente il demonio. La pace, quindi, nasce dal di dentro, e sgorga da un cuore riconciliato. Nella spiritualità francescana, la pace è uno degli elementi fondamentali per la vita e per l’annunzio evangelico. Nel suo testamento San Francesco afferma: «Il Signore mi rivelò che io dovessi salutare così: “Il Signore ti dia Pace”, ed egli, all’inizio di ogni predica, salutava proprio così». La benedizione scritta da San Francesco stimmatizzato per frate Leone si conclude con queste parole: «Il Signore rivolga il suo sguardo verso di te e ti dia pace». San Francesco d’Assisi è ritenuto come un punto di riferimento da tutte le religioni e da tutti i popoli, perché è uomo evangelico e uomo di pace. Giovanni Paolo II, durante il suo sesto pellegrinaggio ad Assisi, il 24 Gennaio 2002, a chi gli chiedeva: «Perché sempre ad Assisi?», precisava: «Ci incontriamo ad Assisi perché qui tutto parla di un singolare profeta della pace, chiamato Francesco».Il messaggio francescano, proprio perché evangelico, garantisce il dialogo, mette in condizione di riconoscere i propri errori, di saper chiedere perdono e di offrire il perdono; ci apre all’accoglienza verso ogni fratello, specialmente gli ultimi, gli oppressi, gli emarginati. Ci rende capaci di difendere i diritti dell’uomo, il diritto alla vita, il diritto alla libertà, il diritto ad una patria, ad un onesto lavoro per un giusto guadagno. Siamo tutti fratelli e figli dello stesso Padre. La pace esige la comunione e dove non c’è comunione non ci può essere pace vera. Cristo è la nostra pace e Maria è la Madre del Principe della pace, quindi anche la Regina della pace: ecco le due sorgenti a cui attingere questo dono del Risorto. San Francesco ha ristabilito la pace fra popoli e città, addirittura anche tra il Vescovo di Assisi e il Podestà, invitando i suoi frati a cantare il «Cantico delle creature», a cui aveva aggiunto la strofa del perdono e della riconciliazione. S. Margherita, per ricordare al Vescovo Guglielmino degli Ubertini il suo ministero primario di pastore, di perdono e di pace, lo invitò ad «usare di più il pastorale invece della spada».di Federico Cornacchini Guardiano del santuario di Santa Margherita