Nonostante la fredda pioggia battente, una grande folla si è riunita domenica 6 maggio a Rapolano Terme per partecipare alle celebrazioni della riapertura del santuario di Santa Maria in Ferrata. La cerimonia è iniziata con una processione che si è snodata lungo un tragitto, affascinante quanto impegnativo, di quasi cinque chilometri, in uno scenario di strade bianche e di boschi, tra ville e poderi abbandonati, ed era guidata dal parroco di Rapolano, don Giuseppe Bruni. Il parroco ha più volte benedetto le campagne secondo un antico rito latino che prevede l’esposizione del crocefisso ai quattro punti cardinali. L’icona miracolosa della Vergine è stata così riaccompagnata alla sua dimora abituale dopo molti anni di abbandono. Per adesso, nell’attesa del completamento dei restauri, si tratta soltanto di un ritorno simbolico. Al termine dalla S.Messa, numerose espressioni di gratitudine sono state manifestate da don Giuseppe Bruni ai coraggiosi promotori del recupero della chiesa e a tutti coloro che hanno collaborato a quest’impresa. E’ stata annunciata la costituzione dell’Associazione Amici della Madonna in Ferrata per raccogliere i fondi necessari alla copertura delle spese dei primi restauri (circa 7500 euro) e il parroco ha proposto che la Madonna in Ferrata divenga patrona della Protezione Civile Rapolanese che, unitamente alla Misericordia, con grande dispiegamento di uomini e mezzi ha perfettamente organizzato il trasporto e l’assistenza ai pellegrini. Santa Maria in Ferrata, nonostante le apparenze di piccola chiesetta solitaria in un bosco, è una chiesa con una lunghissima storia alle spalle. Essa compariva già nelle mappe altomedioevali della diocesi d’Arezzo ed era indicata come una delle parrocchie principali. Probabilmente si trattava in origine di un edificio romanico, perché sono stati rinvenuti importanti reperti che potrebbero far risalire la sua fondazione addirittura all’VIII secolo. La fama che ha caratterizzato questo luogo per generazioni è legata soprattutto a una presunta apparizione della Vergine che si manifestò a due cacciatori. Ancora non sono stati rinvenuti documenti che confermino questa tradizione, ma l’icona della Madonna rappresenta un vero e proprio enigma: si tratta di un affresco staccato del XV secolo di autore sconosciuto e, quasi certamente, non appartenente alla chiesa. Resta un mistero tutt’oggi perché quell’affresco sia stato staccato, da dove provenga e quando e perché è stato collocato sull’altare Recentemente è stata rinvenuta una notevole quantità di documenti storici sulla chiesa. Il comitato per il salvataggio intenderebbe completare il restauro e avviare un’approfondita indagine che si annuncia ricca di sorprese.Marco Del Pasqua