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Una famiglia o 4 famiglie?

Così è nata anche la famiglia anagrafica che si aggiunge alla famiglia naturale (sancita dalla Costituzione italiana) a cui si accede attraverso il matrimonio religioso o civile celebrati rispettivamente dal sacerdote e dal sindaco, ma che hanno come ministri gli sposi assistiti dai testimoni. La famiglia anagrafica (o Dico) non prende le mosse da una celebrazione, ma da una registrazione davanti all’ufficiale dell’anagrafe di due persone che possono anche non essere contestualmente presenti, ma comunque devono dare formalmente il mutuo consenso alla formazione della coppia attraverso un’autocertificazione la cui veradicità il sindaco si premunerà di avvalorare con la testimonianza di altre persone.Se pure in modo differente e irrituale ci sono tutti gli ingredienti del matrimonio: il celebrante (l’ufficiale di Stato civile), il mutuo consenso dei conviventi ed i testimoni. Probabilmente non è un matrimonio di serie B, ma sicuramente di serie C che può legittimamente aspirare a diventare di seie B.La famiglia anagrafica è di diversi tipi e non sto qui ad enumerarli tutti, ma essenzialmente è costituita da coppie omosessuali ed eterosessuali. Si istituisce con una autocertificazione e si liquida inviando una lettera raccomandata, cioè il libellum del ripudio. Non è molto impegnativa.Comunque oltre la famiglia anagrafica e quella costituzionale permarranno le unioni di fatto per quelli che rifiutano di iscriversi alle anagrafe. Se passerà la legge che istituisce i Dico ci saranno in Italia quattro grossi tipi di «famiglia»: le unioni di fatto fondate su coppie omosessuali o eterosessuali; i Dico a loro volta costituiti, salvo eccezioni, da coppie omosessuali od eterosessuali; quelle che derivano da un matrimonio civile che prevedono il divorzio; e quelle cristiane che durano tutta la vita se la Grazia di Dio viene pienamente accolta.Come si educherà alla famiglia e alla sessualità se passerà anche questa legge? E’ una domanda che rivolgo a tutti gli educatori, ma in particolar modo ai genitori e agli insegnanti.Gherardo Giorni