Arrivo in chiesa per la Messa in anticipo. La chiesa è piena, il fonte battesimale è al centro della navata: c’è un battesimo. Sulle prime panche una giovane coppia vestita a festa tiene in braccio un bellissimo bimbo. Il fotografo si muove con discrezione. I nonni orgogliosi accudiscono gli altri nipotini. Un leggero brusio serpeggia tra i parrocchiani. «Conosci questa famiglia?». «Chi sono?». «Stanno da queste parti?». Comincia la Messa. Le risposte dei genitori sono un po’ tentennanti, meglio tenere il libretto sott’occhio. Alla liturgia della Parola, nessuno tra i parenti si alza a leggere. Poi il rito del battesimo, pieno di segni rivelatori di un immenso mistero. Eppure i genitori e anche il padrino e la madrina sono un po’ impacciati, e si raccomandano di non bagnare troppo la testina, fa fresco. Il battesimo è finito, facciamo un applauso, la Messa continua. Ripenso al corso per catechisti battesimali. Mi chiedo come sarebbe stato bello se, prima della celebrazione, il catechista battesimale, che aveva incontrato i genitori più volte, avesse presentato all’assemblea la famiglia che portava il proprio figlio in chiesa. Come sarebbe stato bello se il babbo e la mamma o i padrini avessero proclamato le letture oppure fatto le preghiere personali e se i segni fossero stati vissuti nella consapevolezza. C’è bisogno di lavorare insieme, sacerdoti e laici, per essere pronti ad accogliere le giovani coppie e farle sentire parte integrante della comunità parrocchiale.Una catechista