Poche persone era nella cappella di San Giuseppino in cui ogni giorno Gesù Eucaristia troneggia. Da Lui, l’amore vivente, traggono luce, forza e conforto i numerosi visitatori insieme a coloro che si fermano ad adorare. In prima fila le Piccole Ancelle del Sacro Cuore, a cui la cappella è affidata, e le anziane ospiti che con l’offerta della preghiera e della sofferenza quotidiana attirano doni di grazia sulla Chiesa e su chi opera per il suo regno.In quel silenzio d’attesa ho visto entrare una coppia di sposi, con gli occhi luminosi e il sorriso raggiante. Erano Sestilio e Zelinda Malentacchi. Li attendeva «un piccolo gregge», per gioire con loro, assicurare la preghiera e l’affetto per l’avventura che si preparavano a vivere: la partenza in Tanzania.Avevano già compiuto un’esperienza missionaria vari anni fa, aveva covato in cuore il sogno di ritornarci, ma avevano anche operato a distanza, ad Arezzo e altrove, con l’animazione missionaria costruendo loro stessi oggetti che poi vendevano con altri articoli, nei numerosi mercatini missionari. Sì, perché quando la fiammella missionaria è accesa come dono dello Spirito nel cuore dei Suoi figli, non si spegne più. Continua a crescere, lanciando bagliori di speranza e d’amore, pensando a chi soffre e ai bisogni di qualcuno che asciughi le loro lacrime, spesso frutto del nostro egoismo.Sono persone disponibili, pronte a collaborare nelle cose più comuni e semplici, poiché non conoscono la lingua. Ma c’è una lingua che si può parlare senza aver conseguito alcuna laurea, si apprende da Gesù Eucaristia che si fa mangiare da tutti, poiché chi riceve l’amore vivente non può non può desiderare che comunicarlo donando amore, per far vivere e salvare i fratelli. Spero che molti giovani e meno giovani seguano l’esempio di Zelinda e Sestilio, perché c’ è più gioia nel donare che nel ricevere. L’ha detto Gesù e lui sa di che pasta siamo fatti.G. C.