Sarà l’università di Siena a «salvare» l’archivio storico della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Con una iniziativa che non ha precedenti in Italia, la Chiesa aretina si dota di un vero e proprio laboratorio di restauro del libro che permetterà di strappare all’erosione del tempo un patrimonio di migliaia volumi che raccontano tredici secoli di vita ecclesiale (e anche civile) di un angolo di Toscana.Il «gabinetto» ideato dal Centro sui beni librari e archivistici si trova al piano terra del seminario vescovile in cui di recente sono stati trasferiti sia l’archivio capitolare i cui primi documenti risalgono all’ottavo secolo sia l’archivio diocesano che contiene registri, atti e resoconti delle visite pastorali fin dal 1200. Un tesoro che le muffe, gli inchiostri acidi, le pergamene fragili e le rilegature di scarso pregio hanno rischiato di distruggere. Contro i «nemici della pagina scritta» sono scesi in campo quattro giovani restauratori usciti dalla «scuola della carta» della facoltà di lettere di Arezzo che faranno tornare a vivere i fondi diocesani ricorrendo a tecnologie d’avanguardia e ad apparecchi di ultima generazione messi a disposizione dall’ateneo senese. Come la «macchina per la lettura» che fa ricomparire con i raggi X e gli ultravioletti i caratteri dissolti o cancellati.Il laboratorio è stato inaugurato la scorsa settimana dal Vescovo, monsignor Gualtiero Bassetti. «Con questo progetto – ha spiegato il Vescovo – viene tutelato un bene di primaria importanza come è l’archivio storico che adesso non può restare chiuso in se stesso, ma deve aprirsi al territorio». Da monsignor Bassetti è partito anche un invito ai sacerdoti. «Va favorito l’accorpamento degli archivi parrocchiali che spesso contengono preziosi documenti». Soddisfatta la professoressa Caterina Tristano della facoltà di Lettere di Arezzo. «La sinergia fra l’università e la diocesi ha dato vita a un’attività di cui potranno avvalersi anche le biblioteche, le istituzioni e i privati». A finanziare i lavori saranno veri e propri mecenati. «Il laboratorio interverrà sul materiale diocesano e capitolare grazie agli stanziamenti di banche, fondazioni ed enti locali». Il primo anno di attività che ruota attorno al recupero di circa quaranta volumi è stato sponsorizzato dal Monte dei Paschi di Siena. La docente ha spiegato che i giovani incaricati di operare nel laboratorio si sono formati in tre anni di corso riconosciuti dalla Regione da cui sono usciti 12 restauratori della carta. «Alcuni di loro – ha affermato Caterina Tristano – lavorano nell’archivio del Vaticano e fra Milano, Torino e Firenze.Il nuovo «corso» dell’archivio è affidato a don Carlo Cannelli che dirige la struttura. «La sede è una delle migliori d’Italia», ha sottolineato il sacerdote. L’intesa con l’ateneo senese è stata l’ultimo tassello. «La diocesi ha messo a disposizione l’ambiente per creare il laboratorio e l’università ha fornito le apparecchiature insieme al personale di elevata competenza». Quindi l’appello di don Cannelli. «Serve l’apporto di tutti per dare lustro ad un esperimento che unisce l’abilità artigiana e l’alta professionalità di un gruppo di giovani operatori».Al taglio del nastro hanno partecipato anche l’assessore alla cultura del Comune di Arezzo, Camillo Brezzi, e il vice presidente della Provincia, Mirella Ricci. «L’idea lanciata dalla diocesi e dall’università – ha detto Brezzi – è una novità assoluta nel panorama culturale della città. E il Comune farà la sua parte». Mirella Ricci ha posto l’accento sulla tecnologia che «permette di riscoprire pagine interessanti del passato che non vanno relegate nei sottoscala».Il prossimo appuntamento sarà l’inaugurazione ufficiale della nuova sede dell’archivio storico. di Giacomo Gambassi