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Civitella, ovvero il salotto buono dell’arte e dei maestri di oggi

Civitella, ovvero la cittadina che ha fatto della creatività il suo cavallo di battaglia per l’estate. «Arte moderna per un paese antico», la magia dell’arte coniuga passato e presente in una simbiosi armonica di forme che danno al piccolo paese della Valdichiana un aspetto tra il fantastico ed il surreale. La sedicesima edizione di «S(o)ggettivamente» colloca ancora Civitella tra i «salotti buoni» dell’arte contemporanea ospitando quarantadue sculture opera di quattordici artisti con curricola di tutto rispetto, ognuno con le sue tematiche realistiche e non, mai comunque semplici raffigurazioni oggettive, ma che coinvolgono in un’unica unità, la figura o la forma.I volti di Roggi, ad esempio, si sprigionano come per incanto e acquistano una loro forma interiore, a volte dolorosa come l’immagine di una intera umanità sofferente; a volte invece come nelle «Radici» (sempre dello stesso artista) l’animazione delle forme scaturisce da una fine elaborazione. Le opere esposte da Carmelo Librizzi rimettono in libertà le immagini di un discorso umano e religioso. Si osservi particolarmente il «Cristo» e la «Passione» dove l’abbandono totale sembra implorare la comprensione all’amore. Movimentata, dinamica, un fremito di vitalità che si manifesta in ogni dettaglio, si può definire la significativa scultura di Massimo Sacconi, mentre di Adriano Bimbi appare evidente il «tocco» di chi riesce a rendere duttile e remissiva la materia. Vitalità piena esprimono le opere di Calonaci, che non sono creazioni puramente formali, ma, al contrario, acquistano una dimensione particolare quasi misteriosamente spaziale. E, poi, c’è Tammaro. Vien voglia di sedersi al suo «Al Caffè»: un’opera singolare racchiusa in una composizione di «ritmo grafico».Ma la rassegna ospita ancora: Bartolini, Cutoli, Gensini, Marini, Martini, Procopio, Perugini, Viti. In tutti l’arte, intesa anche come messaggio sociale, si concretizza spesso in tormentate creazioni plastiche confacenti alla nostra epoca, ma anche in figure forti e dolci. In tutti emerge comunque un grande equilibrio artistico. Un discorso a parte merita la personale del pittore Piero Tredici dal titolo «Kamikaze». Si tratta di quindici dipinti, esplosioni di colori che sono spesso grida di allarme o soffocati rigurgiti di dolore. Grandi quadri in cui sembrano vagare figure in cerca di silenzio. Una bella mostra, questa di Tredici, bella e inquietante.Ancora una volta il paese diventa una grande vetrina del genio umano, una passerella delle opere dell’ingegno che oggi come nei tempi passati permettono all’uomo di sentirsi partecipe del bello e di esprimere sentimenti, emozioni e sensazioni. Magari in mezzo alle vie di un borgo come quello di Civitella che in estate ospita le creazioni di artisti e maestri. Tutte e due le rassegne, che rimarranno aperte fino al 12 agosto, sono state allestite dalla Pro Loco (con pochi mezzi, poca manodopera e tanto amore per l’arte) cui va il merito maggiore, e dal Comune di Civitella con il patrocinio della Provincia.Nila Paber