E’ una secolare tradizione quella che vuole che il 7 agosto del 304 San Donato, secondo vescovo della giovane comunità cristiana aretina e instancabile evangelizzatore del vasto territorio del municipio romano di Arezzo – zelo che gli valse l’appellativo di «apostolo della Tuscia» – morisse martire nel corso della persecuzione contro i cristiani voluta dall’imperatore Diocleziano. E in quella data, la chiesa aretina celebra ogni anno la festa del suo patrono, le cui reliquie si conservano nella grandiosa pala marmorea della cattedrale e nel prezioso busto-reliquiario trecentesco conservato nella pieve di Santa Maria.Secondo un programma ormai consueto, prologo della solennità del patrono sarà la celebrazione dei primi Vespri della festa nella Cattedrale di Arezzo, il 6 agosto alle 17.30, cui seguirà la S.Messa vespertina. Nel dopocena del 6 agosto, secondo appuntamento in duomo per la preghiera presieduta dal Vescovo, durante la quale il sindaco di Arezzo, a nome dell’intera comunità civile aretina, donerà e farà ardere dinanzi all’arca di San Donato un cero con i simboli della città; al rito partecipano anche rappresentanze in costume dei quartieri e alcuni gruppi storici e folcloristici della diocesi a segnalare le profonde radici cristiane delle nostre terre. Al termine, l’attenzione dell’intera città si sposterà verso la Fortezza per gustare, naso all’insù, gli spettacolari giochi pirotecnici tradizionalmente offerti in occasione della festa del patrono.L’indomani, in cattedrale e nella pieve di Santa Maria le celebrazioni eucaristiche si susseguiranno secondo l’orario festivo; fra queste si segnalano la S.Messa stazionale presieduta dal Vescovo e concelebrata dai sacerdoti alle 10.30 in duomo, e la liturgia eucaristica delle 18 nella pieve, anch’essa celebrata da monsignor Bassetti.E’ questa una solennità particolarmente cara al popolo aretino che celebra il dono della fede e la ricchezza di grazia profusi in queste terre. Recenti studi storici hanno dimostrato come l’elezione episcopale di Donato, datata attorno al 285, coincise con la completa cristianizzazione di Arezzo, che si concluse nel V secolo; diffusione del Vangelo che si deve in larga parte proprio allo intensa attività missionaria e di predicazione del Vescovo Donato, che toccò ogni angolo della diocesi aretina sorta qualche decennio prima sotto la guida del suo predecessore San Satiro, coronando con il martirio la sua straordinaria testimonianza di fede.E proprio sulla verità storica della morte di Donato, attribuita dalla tradizione alle persecuzioni imperiali del 303-304, ma negata in occasione della redazione dei nuovi testi liturgici all’indomani del Concilio Vaticano II, gli storici hanno di recente gettato nuova luce, segnalando come la tesi del martirio, accreditata dall’ininterrotta devozione popolare, acquisti particolare credibilità dall’indagine storiografica e dall’analisi delle fonti storiche disponibili. Ciò che è certo è che la devozione a San Donato si diffuse nell’alto Medioevo, specie fra le truppe barbariche gote e longobarde, come testimoniano i numerosi luoghi di culto dedicati al Vescovo aretino; devozione alimentata dalla eroicità del martire e, soprattutto, dalla sua fama di esorcista e taumaturgo: celebre l’episodio – ricordato da Papa Gregorio Magno e da San Pier Damiani – del calice di vetro ridotto in frantumi da alcuni pagani che irruppero in un luogo dove Donato celebrava l’eucaristia e miracolosamente ricomposto dal Vescovo.Massimo Rossi