«La vita non può mai essere sacrificata sull’altare dello sport e vale infinitamente di più di una gara di campionato». Sono le prime parole che ha pronunciato il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Gualtiero Bassetti, non appena ha appreso la notizia della morte di un sostenitore della Lazio, Gabriele Sandri, 26 anni, nell’area di sosta di Badia al Pino, lungo la A1. Il Vescovo è stato informato del dramma durante la visita pastorale che stava compiendo a Foiano della Chiana.Per pregare per il giovane ucciso, monsignor ha scelto la celebrazione della Cresima a Foiano che ha conferito a ventidue giovani. Contro le derive sportive monsignor Bassetti ha lanciato il suo monito. «Lo sport è un mezzo che può contribuire a far crescere la persona e ad educare sia umanamente, sia spiritualmente. Eppure oggi assistiamo a forme di devianza intorno a tutto ciò che ha a che fare con il mondo dello sport. Ne è un esempio la violenza che troppo spesso si incunea fra gli atleti e fra i tifosi dentro e fuori gli impianti. Il clima di esasperazione che circonda gli eventi dello sport, e in particolare quelli calcistici, è da condannare. La crescita umana e la violenza non possono abitare nella stessa dimora. Dove c’è violenza, non può esserci Dio».Il Vescovo ha ricordato il giovane deceduto. «Prego per lui. Prego per la sua famiglia, per gli amici e per coloro che con lui condividevano la passione per una squadra di calcio. Quando tramontano le speranze umane, sorge la speranza divina. Quando sembra che tutto frani attorno a noi e ci sentiamo sprofondare, il Signore ci afferra con la saldezza del suo amore». Poi ha lanciato un appello agli sportivi. «Non aggiungete violenza a violenza. Non inscenate scontri per un senso di vendetta o ribellione. La vendetta genera soltanto ulteriore dolore. Lo sport non è dolore. Lo sport è svago e sorgente di piacevole distensione. Lo sport è rispetto per l’avversario e sana competitività. Lo sport è solidarietà che non può essere macchiata da gesti inconsulti». Monsignor Bassetti ha sottolineato anche il ruolo dei dirigenti sportivi e degli atleti. «Coloro che sono ai vertici dei gruppi sportivi e coloro che ogni giorno scendono sui terreni da gioco non siano i primi fomentatori di azioni facinorose che possono essere emulate dai tifosi che vedono in loro esempi positivi da imitare».Lunedì il Vescovo ha incontrato i familiari del tifoso ucciso. Lo ha fatto nell’ospedale di Arezzo dove ha benedetto la salma del giovane. «La morte di un innocente – ha affermato all’uscita – possa servire davanti a Dio a ripagare tanta violenza e a portare la pace nel mondo». Nella mattinata il Vescovo aveva avuto una telefonata con il Questore di Arezzo, Vincenzo Giacobbe. «Alle forze dell’ordine – ha spiegato monsignor Bassetti – esprimo la mia vicinanza per il prezioso e delicato servizio che svolgono per il bene della comunità. La loro missione è importante e difficile, spesso rischiosa e sempre faticosa. Richiede sacrificio e domanda di trascorrere molte ore lontano dalle case e dalle famiglie. La presenza efficace di agenti e militari è indispensabile per una serena convivenza civile».In una intervista a Radio Vaticana, monsignor Bassetti ha sottolineato che «lo sport non può essere il fine che dà un senso alla vita». Il Vescovo ha invitato in particolare le famiglie ad «educare i figli alle cose alte» e ha ricordato l’asprezza che talvolta circonda gli sport nelle categorie minori. «Dagli spalti i genitori invitano i loro ragazzi che sono schierati in un campo da gioco a compiere atti di violenza sugli avversari pur di primeggiare. Questo non è il vero senso dello sport». Da qui l’invito di monsignor Bassetti ad «un’alleanza fra società sportive, famiglie e parrocchie per scongiurare forme di esasperazione di cui possono essere portatori sia le famiglie, sia i tifosi , sia gli atleti sul campo».