Se si parla di Manciano vengono in mente due nomi: Roberto Benigni e padre Arturo Buresti. Il comico toscano è nato nel paese della Valdichiana o, come dice lui, alla Misericordia, perché la chiesa è dedicata alla Madonna della Misericordia. Proprio la parrocchia che ha guidato padre Arturo Buresti, che ha fatto della sua comunità un luogo di accoglienza per tutti, un punto di riferimento per gli «ultimi» e un trampolino umanitario verso l’Africa e il Sud America. E’ stato lui la mente dell’associazione «Solidarietà in buone mani» che Fabrizio Meoni, il «re della moto» scomparso nel 2005, aveva scelto per seguire i suoi progetti a Dakar. La vita di padre Buresti è stata tutta segnata dall’affidamento alla Vergine. A dodici anni entra nella congregazione dei Padri Maristi ed è ordinato sacerdote a Torino nel 1948. Nel 1964 viene nominato parroco del Rivaio a Castiglion Fiorentino. Dal 1975 è parroco di Manciano. Dal 1987 è presidente del Gruppo Storico e Sbandieratori di Castiglion Fiorentino. Il 7 gennaio 2005 il presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi conferisce a padre Buresti la speciale onoreficenza della «Stella della solidarietà italiana». Grande folla ai funerali durante i quali sono state distribuite anche le caramelle come aveva chiesto il sacerdote. Il Vescovo ha spiegato durante l’omelia che padre Buresti «ha vissuto il senso profondo della paternità verso tutti». Toscana Oggi pubblica il testamento spirituale del religioso scritto il 19 marzo 2002.Inizio oggi, festa di San Giuseppe, il mio settantanovesimo anno di età. Grazie Signore per tutto questo tempo che mi hai dato. Grazie di avermi dato una famiglia religiosa. Grazie di avermi accolto come tuo figlio nel giorno del battesimo. Grazie di avermi chiamato ad essere tuo ministro. Grazie di tutti i favori che mi hai concesso durante questi anni. Ogni giorno che ancora mi concederai, lo considererò come un tuo dono da contraccambiare con l’offerta totale della mia vita. Accetto con gioia e pace la morte mettendo tutto e tutti nelle tue mani. Se sarà dolorosa, meglio. Sarà segno che mi concedi di fare il purgatorio quaggiù e mi dai la possibilità di offrire il mio dolore per la salvezza dei miei fratelli. Se sarà presto, benissimo. Sarà segno che mi hai ascoltato come vittima del tuo amore misericordioso.Ti chiedo perdono per gli innumerevoli peccati, offese e negligenze commesse nella mia vita. Chiedo perdono ai miei parenti, ai confratelli religiosi e nel sacerdozio, ai miei parrocchiani, a tutte le persone che ho avvicinato (e sono state molte) per tutto il male che ho potuto fare con azioni, parole e omissioni, per lo scandalo di non aver sempre dato loro l’esempio. Ringrazio infinitamente tutti i parenti, superiori, parrocchiani, amici e benefattori. La Madonna vi ricompensi, vi benedica, ripari e pensi a tutti e a tutto.La Madonna! La mia mamma. Mi ha voluto tanto bene. Ho cercato di contraccambiare questo suo amore, ma mi son sempre sentito tanto distante, come smarrito. Grazie, o mamma, di avermi chiamato ad essere tuo missionario in quel lontano 28 maggio, alle 10.30, nel santuario di Canoscio. Grazie di avermi indirizzato nella tua famiglia, la Società di Maria, Padri Maristi. Grazie di avermi sempre aiutato soprattutto nel mio ministero sacerdotale. Mai mi hai abbandonato anche quando ero quello che non avrei dovuto essere. Quante cose mi hai fatto compiere. Te lo ripetevo: eri tu che mi suggerivi e che aiutavi. Ero il tuo somarello. Qualche volta mi hai provato, ma per mostrarmi quanto bene mi volevi. Mamma sono tuo. Accoglimi in Paradiso.Cari confratelli, desidero un funerale pasquale con tanti «Alleluia», con tanta festa e gioia. Finalmente ritorno a casa, dal Padre. Qualche volta ho detto: sarei contento che durante il funerale si distribuissero le caramelle ai ragazzi. Ora non è più di moda, ma lo dico per indicare il mio desiderio di far sentire a tutti una grande gioia.Di mio non c’è nulla. Le poche cose che dovevo usare per lavorare e per vivere possono essere tutte distrutte o date a chi ne potrebbe avere bisogno, senza preferenze. I conti correnti che ho dovuto avere sono uno dei Padri Maristi, uno della parrocchia e gli altri per le opere missionarie, cioè per i tanti bambini che la Madonna mi ha affidato in Perù, Colombia, Venezuela, Africa: li saluto tutti, li abbraccio e mi auguro che non siano abbandonati. A tutti arrivederci in Paradiso.Arturo Buresti