Arezzo - Cortona - Sansepolcro

S.Eusebio, una pieve «vegliarda» Al via due progetti per salvarla

Chi percorre l’ex Statale 71 da Camucia verso Arezzo nota, sul lato sinistro, una chiesa con annessa un’ampia struttura abitativa: è l’antica pieve di Sant’Eusebio, una delle prestigiose «madri vegliarde» che hanno contrassegnato fin dai primi secoli la presenza cristiana nel nostro territorio. Sorge al centro di una zona di alto valore archeologico, dove è stata recentemente scoperta una vasta necropoli etrusca che non ha ancora finito di svelare i suoi segreti. Dopo gli etruschi e i romani, vi si stanziarono i longobardi che imposero alle popolazioni locali il loro dominio. A questo periodo (VIII-IX secolo) risale presumibilmente la fondazione della nostra pieve: esiste infatti una lapide, conservata all’interno della chiesa, che, sebbene di non facile lettura, testimonia l’origine della pieve in epoca franco-longobarda. «Sant’Eusebio – scrive Clara Egidi – ai piedi di Cortona, guarda verso la città ed è quasi allineata a quella che fu la grande pieve cittadina di Santa Maria, oggi cattedrale. Sorge in località Tavarnelle, il cui toponimo latino, tabernae o tabernellae, indica la possibilità di una fermata e di un ristoro».Molteplici sono stati, nel corso dei secoli, gli interventi nella sua struttura, tant’è vero che è oggi difficile stabilirne le origini e tracciarne la storia. L’impegnativa ricerca è stata tuttavia intrapresa da Clara Egidi che nel volume La Pieve di Sant’Eusebio a Cegliolo e il territorio del suo Piviere (Arti Tipografiche Toscane, Cortona, 2007) ripercorre con cura e precisione le vicende, fa rivivere i protagonisti della «storia di un territorio che è sempre stato veicolo di cultura e di una Pieve che non merita l’oblio». Ed è proprio per salvaguardare questa antica struttura e conservare la testimonianza di una religiosità che affonda le sue radici in tempi lontani che è in preparazione un progetto per il recupero e la valorizzazione della prestigiosa pieve.Ma un secondo progetto è in via di attuazione per la completa ristrutturazione di un tempietto di stile neoclassico e delle decorazioni che lo impreziosiscono all’interno. «Ubicato a metà del viale di accesso alla Pieve e al vicino cimitero – scrive ancora Clara Egidi – sembra accoglierci con la sua struttura piacevole, contenuta nelle dimensioni, ma non certo priva di eleganza. La pietra serena ne delimita i contorni della facciata, con due colonne ioniche a bassorilievo sormontate da un capitello e scandisce le forme di un portoncino, rifinito da un timpano e delimitato da un architrave». Il tempietto, dei primi dell’Ottocento, è dedicato alla Madonna Addolorata.Ecco come lo descrive Clara Egidi: «L’armonia dell’interno è superiore ad ogni aspettativa. Il soffitto è a volta e tutto il piccolo tempio è decorato con affreschi, purtroppo sciupati dall’umidità imperante nella zona. Colpiscono i lievi colori delle finte colonne; il fregio con angeli che decora le pareti, concepito secondo i dettami dell’arte neoclassica; l’astratta raffigurazione dell’Eterno Padre, che con i suoi raggi luminosi occupa l’intera volta. La delicata mano di chi realizzò il tutto non era certo priva di gusto. L’arredo, essenziale ma ben tenuto, il pavimento rifatto di recente, la cura nella tenuta dell’altare, bello nell’originalità della sua mensa e sormontato da una statua della Vergine Addolorata, denotano la pietà dei fedeli e la frequentazione di questo luogo».Una scritta all’interno ci ricorda che il tempietto, che due eremiti incominciarono a costruire, raccogliendo le offerte di tanti fedeli, in onore della Vergine addolorata, fu portato a compimento e abbellito con ornamenti dal pievano Giuseppe Corbelli nel 1831. Una vera «dinastia» quella della famiglia Corbelli, che, dalla fine del 1600 fino al 1850, dette alla pieve un’ininterrotta serie di sacerdoti che ne determinarono un’epoca di grande splendore, non solo perché l’arricchirono di opere d’arte e suppellettili, ma anche perché promossero la spiritualità e le iniziative di assistenza verso i bisognosi, favorendo la nascita e l’attività di compagnie laicali.Il restauro conservativo del tempietto, in parte già effettuato in seguito all’impegno della comunità parrocchiale, verrà portato a termine, con uno specifico intervento sugli affreschi e sulle decorazioni, per iniziativa del Lions Club «Corito Clanis» Cortona. Auspichiamo che da questo impegno solidale nasca una nuova consapevolezza che insegni, soprattutto ai giovani, a valorizzare le radici storiche della nostra cultura per guardare con fiducia e ottimismo verso il nostro futuro. Di Benito Chiarabolli