Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«Nella carità il suo “sì” al vangelo di Cristo»

E’ con emozione che mi appresto a ricordare alcuni momenti trascorsi insieme al diacono Franco durante questi sette anni di cammino nella Caritas diocesana. La mente mi riporta all’estate del 2000 quando si svolse ad Arezzo il Giubileo degli obiettori di coscienza delle Caritas diocesane della Toscana. In quella occasione di incontro e condivisione, avutasi prima in San Domenico e poi in Cattedrale con la conclusiva celebrazione presieduta dall’allora cardinale di Firenze Silvano Piovanelli e concelebrata dal nostro Vescovo Gualtiero Bassetti, il diacono Franco si mise a disposizione con semplicità e spirito di servizio. Per l’occasione risaltò sempre la sua spontanea capacità di legare con le persone e di sdrammatizzare con una battuta un momentaneo clima di tensione. Franco ripete spesso: «Mi fa sempre piacere trascorrere alcuni momenti insieme ai giovani, perché con loro ritorno giovane anch’io, come quando partecipavo ai campeggi dell’Azione cattolica».Con lui i muri dell’incomunicabilità si abbattono di colpo; con il suo modo scherzoso di porsi, sa smorzare e recuperare persino un brutto momento. Attenzione però: questo avviene quando Franco è «in forma» perché se lo trovi un po’ giù di morale, se il «suo» Milan ha perso un incontro di calcio, allora è meglio girare alla larga!Dopo quell’evento, suor Rosalba, direttrice della nostra Caritas diocesana, gli propose di partecipare ad alcuni incontri di delegazione regionale e di Caritas italiana, nei quali gran parte dei responsabili si resero conto della sensibilità del diacono Franco, così disponibile e pronto a rivolgere una buona parola a sostegno dello spirito di comunione e di fraternità che deve animare un’assemblea variegata ed eterogenea. Così come gli fu chiesto di mettersi a disposizione per un servizio di sostegno al laboratorio diocesano per la promozione e formazione delle Caritas parrocchiali.Franco accettò volentieri di «mettersi in gioco». E ancora oggi dice: «All’inizio in Caritas ricordo il mio procedere un po’ incerto, titubante, il timore di partecipare agli incontri di rappresentanza, con la preoccupazione di non sapere». Dopotutto, alla fine, ha trovato il modo di vincere l’apparente timidezza e riuscire così a far passare un suo messaggio a tutti. Di questo lo ringrazio perché ancora oggi porta avanti molti impegni e la sua testimonianza è preziosa. Il pensiero corre a San Paolo: quanto timore aveva nell’affrontare la Chiesa di Corinto così frequentemente divisa ma allo stesso tempo così ricca di doni e carismi. L’importante, però, per l’Apostolo delle Genti, era l’esserci, il farsi trovare pronto dentro una «rete» di relazioni complesse per testimoniare con forza, nella fede, Cristo risorto.Personalmente sono convinto che la massima espressione della carità trovi il suo habitat naturale di maturazione e crescita all’interno del contesto parrocchiale: con gli occhi attenti ad osservare e le orecchie pronte ad ascoltare, si matura una sensibilità nell’accogliere e sostenere le svariate condizioni di povertà e di bisogno della singola persona e dell’intera comunità cristiana. Anche a questo è chiamato un sacerdote nel suo ministero. Papa Paolo VI, in occasione dell’atto di costituzione della Caritas italiana nel lontano 1972, affermava:«Al di sopra dell’aspetto puramente materiale della vostra attività caritativa, deve emergere la sua prevalente funzione pedagogica». E’ dentro queste attenzioni preminenti e con la comunità parrocchiale che gli sarà affidata che auguro al carissimo don Franco un buon cammino nel Signore.Alessandro Buti