Arezzo - Cortona - Sansepolcro
Un «patto educativo» nel nome dei giovanicontro droga, alcol, stragi del sabato sera,bullismo e sport violento
Cari fratelli e sorelle,
la Chiesa aretina, dopo giorni di preghiera e meditazione ispirati quest’anno dalle parole del Vescovo emerito di Pistoia, monsignor Simone Scatizzi, si avvia a celebrare, con la tradizionale ma ogni volta sorprendente partecipazione e intensità, la festa della Madonna del Conforto.
Dinanzi alla venerata immagine della Madre del Signore scorreranno migliaia di fedeli: bambini, fidanzati, famiglie e anziani. Ciascuno di loro intende rendere omaggio alla Madonna, pronunciare il proprio grazie per i doni ricevuti nel corso dell’anno, affidare al Suo cuore di Madre le ansie, le preoccupazioni, le speranze che accompagnano la vita di ogni giorno. E Maria indicherà loro la strada della santità, li accompagnerà a Gesù che perdona nel sacramento della riconciliazione e a Gesù che salva nella partecipazione all’Eucaristia e alla vita sacramentale della Chiesa.
Fra tutti coloro che il 15 febbraio raggiungeranno la Cattedrale ci saranno anche tanti giovani; e per la verità, molti già sabato scorso hanno sostato in preghiera dinanzi all’immagine della Madonna del Conforto, a conclusione del pellegrinaggio in preparazione alla festa.
Ai giovani, in particolare, voglio rivolgere quest’anno il mio sguardo di pastore.
Giunto al nono anno di episcopato nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mi sono reso conto che anche qui non mancano situazioni di disagio. Come ho potuto constatare durante la visita pastorale, i ragazzi si pongono profonde domande sul significato della vita. Chi considera i giovani come abulici non li ha conosciuti veramente. Quelle che a loro mancano, invece, sono risposte che diano un senso pieno all’esistenza. E’ la conseguenza del fatto che la società adulta non ha più punti di riferimento certi e ha permesso che svanisse il valore dell’autorevolezza della figura paterna e materna. Così è accaduto che ciascuno, a cominciare dai giovani, si sia ritagliato uno spazio dentro cui poter trovare risposte affidandosi unicamente alle informazioni di cui sono bersagliati. E’ l’illusione che l’informazione di massa sia sinonimo di formazione. Invece ogni messaggio viene equiparato all’altro, senza una gerarchia di valori. Il Papa Benedetto XVI l’ha definita «emergenza educativa» nella sua lettera alla diocesi e alla città di Roma.
L’assenza di appigli solidi ha persuaso i giovani a una sorta di autogoverno della coscienza. Il rifugio nei «paradisi» artificiali degli stupefacenti è una delle reazioni deformanti alla ricerca di senso, che anche nella nostra terra è in preoccupante crescita: è una ricerca su un terreno che può condurre addirittura alla morte o avere effetti rovinosi su famiglie, lavoro e affetti.
Un altro fenomeno che si fa sempre più inquietante è quello dell’abuso di alcool che non viene percepito come una forma di pericolo o una espressione di povertà valoriale. Si tratta dell’ennesimo rifugio dalle difficoltà, una strada che non porta a nessuna meta se non al disorientamento.
Ci interroga anche la tendenza all’eccessiva velocità quando si è al volante di un’auto che spesso avviene a conclusione di serate in cui il solo imperativo è stato il divertimento ad ogni costo e che si porta con sé anche gravi incidenti che sulle cronache dei giornali vengono chiamate «stragi del sabato sera». E sono davvero tragedie immani quando la vita si spenge sull’asfalto.
Ulteriori espressioni di disagio sono rappresentate dal bullismo in cui domina la forza della prevaricazione o la violenza negli stadi che è collegata anche con una concezione esasperata dello sport.
Nella droga, nell’alcool e nella prepotenza, come pure in altre forme di deviazioni e dipendenze, i giovani cercano risposte alla loro aspirazione alle cose grandi, al desiderio di avere più vita, di avere l’infinito: ma sono risposte che si rivelano menzognere e hanno il volto di inganni che non valgono a dare senso alla vita, ma a distruggerla. La vera sete di infinito, cari giovani, è quella che ci parla di Dio, che ci mette in cammino verso di Lui. In questo progetto di incontrare Colui che sazierà la vostra sete, la Chiesa è pronta ad aiutarvi. Non guardate agli uomini e alle donne di Chiesa, ai fratelli e alle sorelle delle nostre comunità, come a persone che vogliono limitare la vostra libertà, imponendovi rigide regole di vita: essi, sull’esempio di Gesù, vogliono guidarvi sulla via di una vita piena, vera, felice.
Per sostenere chi varcherà la soglia dell’età adulta è necessario una comune azione nel nostro territorio, un «patto educativo» che metta al centro il giovane come persona e non come ricettacolo di messaggi distorti o addirittura come consumatore. E’ l’idea di una collaborazione proficua che coinvolga la famiglia, la Chiesa locale con le sue parrocchie e i suoi organismi diocesani, le istituzioni civili, la scuola, la nostra università voluta da Amintore Fanfani, l’associazionismo, il volontariato, le forze dell’ordine, i sodalizi sportivi e i gestori dei luoghi di aggregazione giovanile. Proprio da una realtà come quella di Arezzo, sensibile alle problematiche sociali, potrebbe partire questo progetto che farebbe della nostra terra un laboratorio nel nome dei giovani e per i giovani. A tutti coloro che si impegneranno su questa strada non mancherà il sostegno del Vescovo e della Chiesa aretina.
Alla vigilia della grande festa mariana che Arezzo si appresta a vivere sentiamoci come i servi delle nozze di Cana: lasciamoci indicare da Maria, Madre del Conforto, la strada per ridare alla nostra vita terremotata una solida base; facciamoci guidare dalle sue parole affinché il Signore compia ogni giorno su di noi il suo miracolo di misericordia; preghiamo e mettiamoci in ascolto di Maria, perché ci aiuti a trovare il vero volto di Dio e così la vera vita.