Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«La tragedia è morta, resta solo il male»

«Gesù mio misericordia, perdona le nostre colpe, liberaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime specialmente quelle più bisognose della tua misericordia». Questo mi è veuto da sussurrare di fronte alla notizia che nel giro di 15 giorni, a Sansepolcro, si sono suicidate tre persone. Il suicidio è sempre un mistero, ma se volessimo vederlo nella sua essenzialità, diremmo che scaturisce da una mancanza di misericordia verso se stessi e verso gli altri. Noi abbiamo saputo dalla cronaca le modalità scelte da queste persone, di cui non è dato conoscere neanche il nome, per togliersi la vita, ma non sappiamo niente sul cumulo di sofferenze che hanno maturato. Un autore che mi attira sempre ad una nuova lettura è Dostoevskij anche se quando leggo i suoi romanzi soffro una sofferenza profonda che mi va al cuore ed anche oltre, fino alle ossa. Questo letterato russo ha saputo scavare più di altri attraverso i suoi personaggi nei sottosuoli del male. Allora mi sono meravigliato confrontando quella sofferenza vissuta con le persone reali, in carne ed ossa, di questi miei concittadini, adesso. Ed ancora mi sono detto che questa mia relativa insensibilità è un male addirittura più grande. Il male non diventa tragedia come dice Daniele Piccini in un editoriale comparso su Avvenire dell’8 febbraio col titolo «La tragedia è morta, resta solo il male». Stiamo veramente sprofondando in una cultura individualistica in cui neanche la sofferenza è condivisa ed il dolore individuale non diventa dolore della comunità, non diventa tragedia. L’uomo tende sempre più a chiudersi nel proprio egoismo e simultaneamente nel proprio dolore e questo avviene, purtroppo, più nei maschi che nelle femmine… Che i maschi siano diventati più egoisti e che le donne abbiano disimparato ad entrare in intimità con loro?Gherardo Giorni