Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Guerra di cifre a Sansepolcro sulla raccolta differenziata

Nell’estate del 2005 preparai un articolo per le pagine diocesane di «Toscana Oggi» sul funzionamento dell’isola ecologica di Sansepolcro che, nel gennaio dello stesso anno era stata trasferita nell’area della ex-Risanamenti. Ricordo come il suo funzionamento fece sì che già nel primo semestre 2005 fossero recuperati rifiuti per un peso superiore a quello della raccolta dell’interno anno passato. Ogni settimana venivano rilasciate circa 150-200 ricevute relative alla pesatura, il cui conteggio serviva all’emissione degli assegni con cui il Comune beneficiava i privati cittadini che avevano contribuito alla raccolta differenziata. Grazie anche a queste politiche, nel 2004 Sansepolcro era risultato, con tanto di diploma, tra quei comuni toscani che avevano superato la soglia del 40% di raccolta differenziata. Sansepolcro, fu il comune più «riciclone» nella provincia di Arezzo, conseguendo la seconda posizione a livello regionale. Fermo il fatto che la quantità totale di rifiuti sia comunque destinata ad aumentare ogni anno, le statistiche mostravano come dal 1993 al 2004 il peso dei rifiuti conferiti in discarica fosse rimasto pressochè costante, mentre era aumentato in maniera esponenziale quello dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, passati dalle 104 tonnellate del ’93 alle 5mila tonnellate del 2004. Ma quali furono, allora, i benefici economici della raccolta differenziata? Innanzitutto, qualora non fossero stati rispettati i parametri previsti dal decreto Ronchi, sarebbe scattata un’aliquota diversa per l’ecotassa regionale che ogni comune deve versare per i rifiuti inviati in discarica, costringendo il Comune ad una spesa quasi doppia che, inevitabilmente, sarebbe ricaduta sui suoi cittadini. Considerando inoltre che il costo di smaltimento era allora di circa 9 centesimi al chilo e che il Comune di Sansepolcro aveva prodotto nel 2004 quasi 12mila tonnellate di rifiuti, è facile calcolare approssimativamente quelli che sarebbero stati i costi annui senza raccolta differenziata: oltre un milione di euro. Poiché in quel periodo la raccolta differenziata rappresentava quasi il 46%, tale spesa scese alla metà e difatti nel 2004 fu di circa 500mila euro. Conoscendo dunque questi risultati (derivati da fonti ufficiali) mi suona francamente strano che l’attuale titolare dell’assessorato all’ambiente di Sansepolcro, Simone Mercati, riesca a vantarsi di un risultato (che sfiora il 36%) addirittura inferiore di circa 10 punti percentuali rispetto al primato stabilito nell’ormai lontano 2004. È vero che nei dati di allora una discreta parte era rappresentata da quella frazione verde proveniente da sfalci e potature, ma l’attuale 36% scarso di materiale differenziato sembra in ogni modo ben lontano da un simile traguardo e il dato più preoccupante è che nel 2006 la raccolta differenziata segnava una quota equivalente al 44,48%, ponendo ancora una volta Sansepolcro in testa ai comuni della provincia di Arezzo. In poche parole, se i dati pubblicati sono veri, in un anno la raccolta differenziata a Sansepolcro è scesa dell’8,5% malgrado la rivoluzione nel sistema di raccolta attuata all’interno del centro storico. Alla resa dei conti il risultato maturato nel 2007 appare come una sorta di débâcle e la colpa è probabilmente da attribuire anche a ciò che molti cittadini lamentano, ovvero il numero limitato di campane per la raccolta differenziata e la frequenza dello scarico. di Andrea Bertocci