Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Quando la catechesi coinvolge la famiglia.

A Marina di Massa, si è svolto un convegno organizzato dalla Commissione regionale per la dottrina e per la catechesi della Conferenza episcopale toscana. Tema del convegno: «Catechesi familiare in Toscana: esperienze e orientamenti ». L’incontro intendeva principalmente «fare il punto» sulle varie esperienze di catechesi familiare presenti nelle diocesi toscane, per avviare uno studio che consenta di indicare alle comunità parrocchiali percorsi pastorali sempre più idonei a promuovere la responsabilità educativa dei genitori e il loro protagonismo nel cammino di Iniziazione cristiana dei ragazzi. Anche l’Ufficio catechistico della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha presentato, a titolo esemplificativo, tre esperienze, che vedono il coinvolgimento delle famiglie già nella catechesi battesimale e offrono proposte di iniziazione cristiana rinnovate nei tempi, nelle modalità e nella scansione delle tappe sacramentali.Elementi che accomunano le tre proposte, il desiderio di sperimentare con umiltà e coraggio, cercando di cogliere il cambiamento come opportunità di crescita per tutta la comunità; la valorizzazione della domenica e dell’anno liturgico; la determinazione ad uscire dallo schema scolastico; l’opportunità, offerta ai genitori, di riscoprire una fede adulta, anche in vista della testimonianza ai figli; il passaggio da un’unica figura di educatore alla fede (il catechista) ad un gruppo di persone che esprime meglio la molteplicità dei carismi e trasforma l’incontro di catechesi da «lezione» ad «esperienza». Dopo una lettura puntuale ed approfondita, fratel Enzo Biemmi, presidente dei catecheti europei, ci ha restituito le nostre iniziative di catechesi familiare in un’interpretazione incoraggiante e liberante. La qualità, ha affermato, connota di passione e di entusiasmo i vari tentativi in atto, sebbene essi non siano molto numerosi. Stiamo progressivamente uscendo dalla «navigazione a vista» per muoverci sempre più in direzione di un itinerario.Siamo, dunque, chiamati ad allargare lo spettro delle nostre proposte formative, passando da una formazione-informazione ad un’esperienza più completa di vita cristiana. In questo modo l’iniziazione recupera progressivamente il suo significato di introduzione alla vita cristiana, evitando la duplice riduzione del puerocentrismo (una catechesi solo per bambini) da un lato e della sacramentalizzazione dall’altro (una catechesi solo in funzione dei sacramenti).Durante tutto il convegno, siamo stati sollecitati a pensare ad una famiglia reale, ad adulti reali, con i loro tempi di vita, spesso contratti e accelerati, a fronte di un bisogno formativo spesso emergente. Dinanzi a tutto questo, la comunità deve rimanere propositiva, accettando le «entrate» e le «uscite» libere, senza giudizi o accuse di incoerenza più o meno esplicite. Ricordando che la famiglia reale spesso è una famiglia fragile, è opportuno non chiedersi tanto cosa le famiglie possano dare alla comunità, quanto cosa la comunità possa offrire loro.Si crea così la serenità indispensabile per stabilire un rapporto autentico di accoglienza con il volto riconciliante di Dio: ciò porta i genitori a percepire il gusto di ciò che si propone, prima di pensare all’impegno che comporta. Un approccio di questo tipo implica necessariamente la dimensione della libertà, più volte evocata nel corso dei due giorni.Dopo sedici secoli di catechesi, è giunto il momento di tornare ad evangelizzare, privilegiando la modalità del primo annuncio. Tale proposta parte da una persona libera e lascia liberi gli altri. È davvero un’opportunità che ci siano genitori che accettino di ricominciare a credere. E noi stessi come comunità siamo sollecitati a ripercorrere il cammino della fede. L’iniziazione cristiana dei ragazzi con le famiglie costituisce realmente la re-iniziazione della comunità ecclesiale.L’esperienza dell’accompagnamento ci arricchirà notevolmente, rendendoci capaci di ridire il Vangelo in quel momento a quelle persone, rispettando i tempi di ciascuno, ma soprattutto entrando nel tempo di Dio che, spesso, spiazza i nostri criteri di offerta-risposta immediata, ma che ci precede e ci supera con la sua grazia, consentendoci di annunciare Cristo anche all’uomo di oggi. E’ la nuova sfida che attende anche la nostra diocesi chiamata a confrontarsi con una realtà sempre più variegata. di Silvia Mancini