Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Alla riscoperta della domenica giorno del Signore.

Un semplice avviso che, ad una prima considerazione, non sembrerebbe poi contenere una carica tanto esplosiva e micidiale. Come si fa a dire che una così innocente comunicazione, che troviamo sempre più spesso nelle vicinanze di super o ipermercati, contenga qualcosa di tanto pericoloso? Anche da noi, a Cortona o a Camucia, ci sono famiglie che la domenica mattina si dedicano gli acquisti o si trasferiscono, armi e bagagli, a bordo della propria auto, nelle città vicine, Arezzo o Perugia (tanto per fare un esempio), per trascorrere dentro queste vere e proprie città commerciali, buona parte della domenica o del giorno di festa. Lì infatti c’è di tutto e di più. Vi si possono spendere anche somme rilevanti per poi ritornare a casa con la macchina piena di cose che servono oggi, possono servire domani, ma che saranno già superflue dopodomani. L’importante è però averle in casa! In barba alla crisi e in barba a… Mosè, che scrisse nei dieci comandamenti (pare, addirittura, ispirato dall’Alto): «Ricordati del giorno di riposo per santificarlo: lavorerai per sei giorni e farai tutto il tuo lavoro, ma il settimo giorno è il giorno del riposo, per il Signore tuo Dio. Non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figlio, né la tua figlia, né il tuo servo, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro le tue porte, poiché in sei giorni il Signore fece il cielo e la terra, il mare e tutto quello che è in essi, ma il settimo giorno si riposò. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e l’ha santificato». Questo leggiamo nel secondo capitolo del libro dell’Esodo (versetti 8-11); parole antiche e situazioni ben descritte che la Chiesa ha tradotto in una formula più semplice: «Ricordati di santificare le feste». Certo Mosè appartiene a tempi lontani, quando non c’erano gli ipermercati, dove i sogni diventano bisogni e dove si compra più per appagare gli occhi e la gola che per le nostre reali e inderogabili necessità. Ma allora il comandamento che i cristiani, fin dai tempi apostolici, onorarono con la cena pasquale settimanale per celebrare il giorno del Signore, dies dominica, viene completamente svuotato per diventare semplicemente il iorno dello shopping, della spesa o degli acquisti? Abbiamo, noi uomini moderni, l’idea di un Dio che ha la pretesa di rubarci un giorno su sette, sottraendolo alla nostra avidità o alla nostra «necessità» di evadere dalle fatiche quotidiane? Non ci mancherà forse quella dimensione della domenica e del giorno di festa che l’esperienza millenaria delle generazioni cristiane ha da sempre consacrato a costruire la nostra relazione con Dio, alla celebrazione dell’Eucaristia come segno di gratitudine e di ringraziamento, all’incontro con i fratelli di fede e con gli stessi membri dell’umana famiglia? Riempire la casa di giocattoli o videogiochi o stipare il frigorifero di ogni ben di Dio è forse più importante che rafforzare i propri rapporti con i figli, magari restituendo loro, anche giocando e parlando tranquillamente, quel tempo che è stato loro negato durante la settimana? Una passeggiata all’aria aperta, una visita ai nonni che abitano in un’altra città, ad amici o parenti ammalati, non sono forse opera più educativa che «male educare» se stessi e i figli allo sfrenato consumismo come ideale di vita? Abbiamo allora il coraggio di andare contro corrente e di proporre una famiglia che la domenica, giorno del Signore e della comunità, ricerca uno spazio di vera libertà e fa festa con le altre famiglie entrando in chiesa al completo, occupando insieme un’intera panca, per ascoltare quella Parola che sostiene e incoraggia, per celebrare quell’Eucaristia che nutre l’anima e rafforza lo spirito per affrontare le lotte di ogni giorno, per cantare un alleluia di gioia e di risurrezione e iniziare la settimana con una forte carica nel cuore. Sempre aperti la Domenica, sì, ma alla Parola di Dio e all’Eucaristia, per non restare chiusi per tutta la settimana in famiglia, in scuola, nell’ambiente di lavoro. Benito Chiarabolli