Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Il Vescovo: «La famiglia, un antidoto all’individualismo».

Nella lettera alle famiglie del 1994, Giovanni Paolo II definiva la famiglia «la prima società umana» fondata sulla comunione delle persone in cui il «noi» prende il posto dell’«io» e del «tu». E’ da questa intuizione che vorrei partire per salutare con affetto e riconoscenza la nuova edizione della Festa diocesana della famiglia che si tiene nell’oratorio di San Leo ad Arezzo. L’iniziativa che, con impegno e attenzione, viene proposta dall’Ufficio diocesano di pastorale familiare non è soltanto un momento di incontro, confronto e preghiera, ma anche un’occasione per riflettere sul ruolo della famiglia nella nostra amata terra di Arezzo.In questi anni di vista pastorale, mi sono trovato di fronte a due diversi volti di famiglia: da una parte, c’è la famiglia unita, in cui si impara a conoscere l’amore e la fedeltà del Signore e la necessità di corrispondervi, che è la culla della vita – dal suo concepimento alla sua naturale conclusione -, che è uno spazio di comunione tanto necessario in una società sempre più individualistica nel quale far crescere un’autentica comunità di persone grazie all’incessante dinamismo dell’amore, che conforma l’amore degli sposi all’amore di Cristo per la Chiesa, che educa con sapienza i figli, che si prende cura delle sue membra deboli (come gli anziani, i malati e i disabili); dall’altra, c’è la famiglia che si disgrega, che abdica al suo impegno formativo verso i figli, che fa prevalere le opzioni personalistiche dei coniugi, che non è in grado di compiere scelte definitive, ma che anche avverte il peso di una società sempre più complessa e si sente disarmata di fronte alla pluralità di suggestioni di cui difficilmente riesce farsi interprete soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.La «prima» icona di famiglia l’ho sperimentata nelle case in cui sono entrato per visitare i sofferenti, negli incontri con le comunità parrocchiali, nel colloqui con i genitori dei ragazzi del catechismo, degli adolescenti della Cresima, dei giovani impegnati nella vita ecclesiale, nelle celebrazioni degli anniversari di matrimonio. La «seconda» immagine di famiglia – o meglio di “non-famiglia” – mi è apparsa davanti agli occhi nei racconti angosciati di bambini e ragazzi che hanno visto i loro genitori separarsi, di giovani che non hanno potuto contare sulla guida sicura di entrambi i genitori, nei casi di sopraffazione e tensione fra le mura domestiche, nella tristezza dei nonni chiamati a fare da supplenti a genitori assenti, nell’impotenza dei genitori di istaurare un dialogo profondo con i giovani.Ecco perché la famiglia va preservata. E deve essere davvero una piccola Chiesa domestica in cui la persona è sempre al centro dell’attenzione in quanto fine e mai come mezzo. In questo contesto mi ha fatto particolarmente che il percorso diocesano di quest’anno proposto dalla pastorale familiare abbia avuto al centro del cammino la riscoperta del dono nuziale del Battesimo. Il battesimo è dono di Dio per una vita nuova, uniforma l’esistenza a quella di Cristo e impegna alla testimonianza nella Chiesa e nel mondo. Ne siano consapevoli le nostre famiglie che sono chiamate a vivere il Battesimo nella continuità dei giorni e degli anni, ad impegnarsi nell’approfondimento della fede e della sequela del Signore, e ad aprirsi alla graduale riscoperta del Vangelo come orizzonte definitivo dell’esperienza umana.Gualtiero BassettiVescovo