Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Riapre Santa Marta la chiesa del Borgo con 4 secoli di storia.

Riapre la chiesa di Santa Marta nel cuore di Sansepolcro. Domenica 1 giugno lo storico luogo di culto nel centro storico della città tornerà a vivere. E sarà un modo per far non dimenticare quattro secoli di storica. Infatti nel 1613 l’eremita fra Paolo Goracci donò a Beatrice Crivellari, terziaria francescana di Città di Castello, un campo, una casa e una piccola chiesa che possedeva presso porta San Niccolò a Sansepolcro, allo scopo di creare un monastero di Suore Clarisse Cappuccine. Già l’anno successivo si era costituita la prima comunità formata da tre suore. Essendo gli spazi insufficienti ad una comunità in crescita, la Crivellari si rivolse a Silvio Nomi il quale finanziò l’ampliamento della chiesa e la costruzione del nuovo monastero, affidandone il progetto ad Antonio Cantagallina. Nel 1616 iniziarono i lavori che si conclusero presumibilmente entro il 1623, quando le prime 12 suore fecero professione e voto solenne di osservare la Regola di Santa Chiara. La chiesa ad una sola navata e con volte a botte, aveva due ingressi (quello laterale era stato murato negli anni cinquanta) e tre altari. L’altare maggiore fu rifatto a stucchi e finti marmi nel 1672; i due laterali, in pietra finemente lavorata, recano lo stemma dei Pannilunghi e dei Nomi (quello di sinistra) e lo stemma Cantagallina (quello di destra). Sopra la porta principale si trovava il coretto delle suore. Sull’altare maggiore era una grande tela attribuita a Remigio Cantagallina, andata purtroppo perduta, come pure perduta è la tela di Jacopo Vignali che ornava l’altare di destra. Solo l’altare di sinistra ha conservato la sua icona originale rappresentante la Madonna e San Giovanni ai piedi di una croce dipinta su cui era collocato un Crocifisso ligneo.In occasione del restauro, sotto la tela è apparso un affresco con soggetto quasi analogo e appartenente alla prima chiesetta. L’affresco, databile tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500, si era ben conservato ma presentava innumerevoli piccoli fori causati dai chiodi degli ex voto, testimonianza della grande devozione verso quell’immagine del crocifisso. Chiesa e monastero nel corso dei secoli subirono gravi danni a causa dei numerosi terremoti, ma le suore poterono sempre confidare nella generosità della popolazione di Sansepolcro e del Granduca di Toscana. Nel 1810, durante l’occupazione napoleonica, cacciate le suore, il monastero fu trasformato in dogana ed un locale fu adibito a sede della massoneria. Caduto Napoleone, nel 1815 le Cappuccine poterono tornare nel loro monastero e restarvi fino al 1894 quando, a seguito della legge sulla confisca dei beni degli ordini religiosi, furono costrette a trasferirsi a Santa Chiara. Nel 1896 rientrarono in possesso della loro sede ricomprandola dallo Stato. Nel 1994, ormai anziane e ridotte di numero, dopo 380 anni, le Suore Clarisse Cappuccine abbandonarono definitivamente la loro casa di Sansepolcro. La chiesa, rimasta chiusa per 14 anni, dopo i necessari restauri torna a vivere come luogo di fede e d’incontro affidato alla custodia della Società Rionale Porta Romana. di Luigi Andreini Durante il restauro è venuto alla luce un affresco «sconosciuto» del Quattrocento.Gli interventi di restauro che hanno riguardato la chiesa di Santa Marta, rimasta chiusa per quattordici anni, hanno interessato il consolidamento di tutte le parti in pietra (portali, altari, acquasantiere e lapidi), la ripulitura dell’altare maggiore, la tinteggiatura interna, l’illuminazione, il restauro dei due portoni esterni, delle finestre e delle altre parti lignee, il restauro della tela dell’altare di di sinistra, dell’affresco e della Madonna di terracotta, il trattamento del pavimento, la riapertura dell’ingresso laterale. Durante la rimozione della tela è tornato alla luce l’affresco, che si è deciso di rendere visibile collocandovi anche una croce in legno come era in origine e come l’atteggiamento dei personaggi raffigurati lascia ben vedere (il Crocifisso ligneo non è più disponibile). Sull’altare di destra verrà collocata, dopo un impegnativo restauro che ancora non è ultimato, una Madonna col Bambino e Santi, terracotta policroma del XVI secolo, donata dalla famiglia Cheli in memoria dei propri cari defunti. Il grande quadro della Natività a Porta Romana, dipinto nel 1982 da Stefano Camaiti, è stato collocato sopra la porta d’ingresso, sulla parete che chiude il coretto delle suore. Insomma, la piccola chiesa di Santa Marta torna davvero nelle mani della città e dell’intera comunità ecclesiale di Sansepolcro come segno di un passato che è importante non dimenticare per non cancellare le radici cristiane delle nostre terre. L.A. Le «suore rinchiuse» che vedevano arrivare il pallone nell’orto.Il 16 febbraio 1619 iniziò la vita di clausura delle terziarie francescane, le sorelle cappuccine, nel monastero di Santa Marta a Porta Romana, separate dal mondo e dedite alla preghiera. Tutte le monache allora presenti, il 22 dicembre 1623, fecero la loro professione con il voto solenne di osservare la regola di Santa Chiara: obbedienza, povertà, castità e clausura perpetua. Sappiamo dalle visite pastorali che la penitenza e la regola della povertà erano seguite alla lettera e sembra che la mancanza di cura per la propria persona fosse giunta a volte a punte estreme, tanto da richiedere l’intervento del Vescovo. Ma la vita rigida era mitigata dalla preghiera «attiva» di provvedere alla autosufficienza della comunità. È per questo che gli orti dei monasteri erano grandi, per servire come luogo di produzione di alcune cose per il sostentamento e offrire un luogo di campagna appartata per «prendere un po’ d’aria». L’orto-giardino delle cappuccine doveva essere bello. Ancora, dopo anni di abbandono, durante i lavori per la nuova struttura, si potevano notare le tracce di una ottima sistemazione. Quello di Santa Marta confinava con il Campaccio che aveva fatto parte del terreno delle monache, dov’è adesso la cittadella scolastica. Lungo le mura civiche, a Porta Romana, proprio sopra le vecchie vasche (a proposito, a quando la loro sistemazione e la ristrutturazione urbanistica della zona?), si erge, cupo e severo come una fortezza, il convento. È difficile che le suore abbiano potuto udire il cicaleccio e i tonfi delle lavandaie, mentre subivano le continue incursioni del pallone nel proprio orto che, nel gioco al «Pallone», si proiettava sopra le mura. Le proteggeva quella ferrigna costruzione che pare un prolungamento delle stesse mura. Nella chiesa, che ha ritrovato la sua apertura laterale nella piazzetta, aperta alla città, le suore, vestite di un saio marrone con il soggolo bianco, vi arrivavano da quell’interno che poche persone hanno veduto. Non si mescolavano con la gente durante le funzioni religiose, e neppure si intravedevano: l’Eucarestia la prendevano da una grata che il sacerdote copriva con il suo corpo, per lo scorno di chi stava con gli occhi puntati per la curiosità di vedere le «suore rinchiuse». Il contatto con il paese, che non poteva non esserci, avveniva nel parlatorio attraverso una ruota di legno. Da lì passavano i lavoretti delle monache, con i loro modesti eventuali compensi, e qualche dono, proprio povero, per i bambini: i santini e i «ciccioli», gli scarti della lavorazione delle ostie. Quanto ai lavoretti, le suore facevano i dolci e lavoravano di fino su commissione: nessuno sapeva cucire e ricamare e, soprattutto, rammendare come loro. Si può capire come fosse importante il rammendo, date le condizioni di vita, molti anni fa. Ma il loro primo lavoro era pregare e rispettare la regola francescana, ma questo avveniva nell’intimo affetto per Dio e per gli altri, nel silenzio della clausura, e questo nessuno lo può raccontare. Giuliana Maggini Domenica la grande festa nel rione di Porta Romana.Domenica 1 giugno sarà una giornata importante per la città di Sansepolcro e per l’intera comunità ecclesiale della Valtiberina. Infatti, verrà riaperta al culto la piccola chiesa di Santa Marta, nel centro storico della città, la cui custodia è stata affidata alla Società Rionale Porta Romana. Intenso il programma della giornata che sarà scandito dai seguenti appuntamenti:ore 10.30: visita guidata ai restauri della chiesa di Santa Marta.ore 17.00: Santa Messa celebrata da monsignor Giovacchino Dallara, Vicario Generale della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, con l’accompagnamento del coro «I Cantori del Borgo».ore 18.00: consegna degli attestati di benemerenza da parte della Società Rionale Porta Romana. I sostenitori del restauro che lo hanno finanziato:I lavori di restauro, che hanno visto la partecipazione della diocesi e della Società Rionale Porta Romana, a cui la chiesa di Santa Marta è stata affidata, sono stati resi possibili anche grazie al generoso contributo di tanti cittadini ed in particolare: alunni, genitori e insegnanti della scuola elementare statale «Collodi»; esercenti del Rione di Porta Romana; famiglia Mannelli; Boninsegni Concessionaria Fiat; Boninsegni Auto; Cose di Lana; Se.Ven. Distribuzione; Centro di aggregazione sociale Bellavista; Amleto e Davide Delle Piane; Angiolo Comanducci; Rosetta e Valentino Mercati; Nora e Francesco Buccola, Graviconsul.