Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Giovani in partenza per le missioni L’«altra» estate nel Sud del mondo.

L’estate è un periodo vissuto da molti giovani come un momento per fare esperienze forti stando a contatto con gli ultimi. Da qualche anno sempre più ragazzi partono alla volta dell’Africa, dell’America latina, dell’Asia, verso quei mondi dove si ammassa l’ottanta per cento della popolazione mondiale che però consuma solo il 20 per cento delle risorse del Pianeta. «C’è un grande interesse da parte dei giovani – dice Giovanni Nocentini, direttore dell’Ufficio missionario diocesano – di andare a vedere con i propri occhi dove sono i poveri e in quali condizioni vivono. Sono esperienze che toccano profondamente e, quando i giovani tornano a casa, vedono la loro vita cambiata. Spesso si dice che i giovani non hanno voglia di impegnarsi. Credo invece che bisognerebbe interrogarsi maggiormente sul perché vengono così attirati da queste esperienze». Sono tanti coloro che bussano alla porta del Centro missionario diocesano, in piazza duomo ad Arezzo, e proprio da qui, con il passare del tempo, ci si è resi conto dell’importanza della formazione e della necessità di accompagnare questi ragazzi. Da qui nasce l’idea di un corso che da gennaio a giugno ha accompagnato i giovani nel conoscere un po’meglio i paesi nei quali si stava per andare, le problematiche della missione, la difficoltà del confronto con religioni e culture diverse. «Il corso – continua Giovanni Nocentini – è nato per rispondere alle esigenze di questi giovani, per non mandarli allo sbaraglio. Tutti hanno partecipato agli incontri intervenendo, interessandosi, senza perdersene neanche uno». Così hanno fatto capolino nella nostra diocesi suor Maria Consolata, madre generale delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore e Luigi Spallacci, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, «mettendo in atto una preziosa sinergia». Grazie alla collaborazione con «Rondine – Cittadella della pace» in seno alla manifestazione «Arezzo socialmente responsabile» dedicata alla memoria di Franco Bettoli storica guida di Emmaus, Ernesto Olivero fondatore dell’Arsenale della pace di Torino, si è confrontato con l’imam di Firenze per discutere su come portare avanti il dialogo interculturale. Un ultimo incontro si è svolto a Montevarchi assieme all’associazione «Neema» della parrocchia della Ginestra che da anni ha a che fare con le missioni in Tanzania. Il professor Giuseppe Castorina dell’Università La Sapienza di Roma e l’attrice Daniela Giordano hanno parlato della cultura africana attraverso la letteratura, la lingua ed il teatro.Nel mese di agosto in tanti partiranno alla volta del «Sud del mondo». Chiara ed Erica andranno in missione in Tanzania con il gruppo Neema, mentre altre due ragazze di Cortona andranno in missione nel sud dell’India nello stato del Kerala. Francesco, Laura, Alessia e Luca partiranno per il Camiri, in Bolivia, la diocesi guidata da monsignor Leonardo Bernacchi Vescovo francescano originario della nostra diocesi. Le due ragazze svolgeranno il loro servizio presso un orfanotrofio gestito dalle suore e dai francescani minori, tra cui c’è padre Gilberto Bragagni originario della nostra diocesi. «Dei ragazzi che partono – conclude Giovannio Nocentini – solo il 10 per cento circa si reputa credente. Questo però ci fa capire come ci sia la necessità di sperimentare il Vangelo della Carità sulla propria pelle e vicino alla gente più bisognosa. In un mondo fatto di immagine e parole, in molti sentono questa spinta solidale che li chiama e li tocca: questo è un segno dei tempi. Siamo nel terzo millennio, ci sono nuove esigenze alle quali va data più attenzione».di Luca Primavera Alessia: «Ecco la mia Angola»L’impatto con Luanda, capitale dell’Angola, è stato fortissimo, ai miei occhi si è presentato un mondo che faccio ancora fatica a credere possa esistere oggi». Inizia così il racconto del viaggio missionario compiuto nel 2006 da Alessia, 24enne aretina, in uno dei paesi più poveri del mondo. «Perché sono partita? Per un desiderio di conoscere, di scoprire cos’è la povertà e cercare di dare il mio contributo. In realtà appena sono arrivata in Angola, la prima impressione è stata quella di essere completamente inutile. Mi sentivo molto spettatrice e poco volontaria e questo mi ha fatto male; poi però ho capito che per fare qualcosa devi prima conoscere bene quello con cui hai a che fare». La situazione trovata da Alessia nel paese africano non era certamente delle più semplici: «Luanda è un’enorme favela. Ci sono persone disperate e perlopiù rifugiati di guerra che nel tentativo di sfuggire ad una morte certa si sono riversate nella capitale. Le case sono ammassate le une sulle altre e sono fatte per la maggior parte di terra e lamiera». Ci sono poi le donne: «Vanno nella piazza del mercato, per vendere o scambiare le poche cose che hanno, portandosi stretti dietro la schiena i loro bambini più piccoli legati con un panno. Loro sono le protagoniste della vita a Luanda, loro lavorano mentre gli uomini si ubriacano». In mezzo a tanto dolore però una luce: «I bambini. Ce ne sono tantissimi, e trascorrono le loro giornate in mezzo alla strada. Non fai in tempo a vederne uno che subito ne sbucano altri. Tutti ti chiamano e ti sorridono». Al ritorno a casa cosa resta di tutto ciò? «Resta la magia di questo popolo meraviglioso: non gli importa chi sei, da dove vieni, si preoccupano del presente, dell’ora, concedendoti se stessi, la sola cosa che hanno». Alessia ripartirà ad agosto per un viaggio missionario in Bolivia.L.C.