Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«Manifesto kilowatt? una caricatura irrispettosa».

L’affresco della risurrezione di Cristo dipinto da Piero della Francesca è l’opera artistica più importante che abbiamo a Sansepolcro: è conosciuta in tutto il mondo e fra le tante Resurrezioni che sono state dipinte nei secoli è senza ombra di dubbio quella più diffusa e conosciuta. Ora il degrado mentale dilagante se l’è presa anche con questo capolavoro. Qualche uso improprio dell’immagine a scopo pubblicitario era avvenuto anche in passato e nessuno pare ci abbia fatto caso, ma intanto il clima era cambiato. Allora i nostri amici del «Progetto Kilowatt», forse incoraggiati da questi precedenti, hanno toccato il colmo del cattivo gusto. Hanno cioè preso l’immagine del Cristo della resurrezione e gli hanno ritoccato i capelli, ne hanno fatto un biondo Superman, il quale si strappa la cravatta, la camicia per mostrare nel suo petto spazioso un triangolo equilatero nero sul quale campeggia una grande K bianca. Il bello è, o meglio il dramma è, che si sono trovati d’accordo nel simbolo di questa «operazione culturale», i rappresentanti di ben sedici istituzioni, compresi vari comuni, come appare nel depliant diffuso ovunque. Le autorità comunali di Sansepolcro, chiamate direttamente in causa perché il Cristo Risorto è la figura dominante nello stemma comunale, giustamente si sono dissociate dalla «mediazione iconografica troppo gratuita e impropria». Ci sembra troppo poco come dissociazione vista la gravità del fatto. Forse è bene che ci ripensino perché i nostri amici, siccome ormai ci hanno messo le mani e con il criterio col quale si muovono nei loro giudizi, possono avere qualche altro guizzo geniale. Dal momento che il Cristo di Piero lo hanno «scelto con affetto», talmente tanto da diventare significativo al di là delle credenze religiose di ognuno, non vorremmo che si incontrassero con i cultori di altre importanti tradizioni della nostra Città e producessero insieme nuove sintesi culturali altamente originali, come ad esempio il Cristo di Piero con un piatto di spaghetti o una balestra in mano. Non sono queste delle banalità, ma sviluppi molto probabili anche se fuori dalle loro attuali intenzioni. In una lettera pubblica, ad un certo punto si fanno le seguenti domande: «Su che cosa si abbatte la scure?» «E’ Piero che non può essere usato… oppure è l’immagine religiosa?» Queste domande dicono quanto sia stata affrontata in modo superficiale tutta la vicenda. Piero ha detto quello che ha detto. Non è corretto prendere le sue pitture, trasformarle a piacimento perché dicano quello che piace a noi. É una forzatura, un falso. É come prendere un codice di Leonardo, manipolarlo togliendo o aggiungendo delle parole, per dimostrare che Leonardo ha inventato «La pila tascabile». Noi siamo credenti e difendiamo le figure di Piero della Francesca perché esprimono con potenza artistica, una straordinaria verità e dei valori cristiani. Ma se anche fossimo laici o addirittura laicisti, per certi aspetti non cambierebbe nulla. In quel caso probabilmente ci fermeremmo ad ammirare la tecnica, i colori, le figure, il contesto culturale, ma ci guarderemmo bene dal dire che Piero della Francesca non voleva dipingere il figlio di Dio Risorto, perché storicamente Piero era cristiano e come tale si esprimeva. Dovrebbe essere superfluo ricordare che Cristo viene prima di Piero della Francesca e se il nostro pittore è diventato famoso in tutto il mondo è perché ha detto di Cristo cose più vere degli altri. Non ha inteso inventare nulla, ma solo perfezionare per quanto fosse possibile la sua teologia sulle fonti cristiane, e rappresentare la sua concezione di Cristo così come hanno fatto secondo la loro fede Giotto, Michelangelo, il Beato Angelico e altri. Se qualche «pinco pallino» nel Cristo di Piero non vi ha visto un simbolo religioso, quanto piuttosto la forza e perfezione fisica di un atleta o di un eroe greco ha detto bene perché Cristo non è un simbolo religioso ma una persona storica; per tutto il resto ha detto una corbelleria, e di questa deve assumersene la paternità e non scaricarla su Piero della Francesca, perché lui all’eroe greco o all’atleta non ci pensava proprio. Chi ha qualche nuova idea in testa di solito trova anche le parole per esprimerla. Siamo d’accordo con gli amici del «Progetto Kilowatt», quando scrivono che «il Cristo che esce dal sepolcro è anche una persona che si rimette in piedi e comincia di nuovo a vivere». Finalmente una osservazione sensata e intelligente che anche Cristo Redentore, per come la pensiamo noi, certamente approva. Allora però questa persona che ricomincia di nuovo a vivere, rispettiamola nei suoi passi e non facciamo la caricatura del suo desiderio e del suo ideale, altrimenti anziché cultura facciamo confusione.L’associazione «Il Timone»