Arezzo - Cortona - Sansepolcro

I giovani di Sydney profeti di speranza per i ragazzi aretini.

Guardo i ragazzi di Arezzo e torno con la mente ai giovani che si sono ritrovati a Sydney, intorno al Papa, per la Giornata mondiale della gioventù. Sia i ragazzi di Arezzo, sia quelli che erano in Australia li ho osservati mentre si trovavano per strada. I giovani della nostra terra li vedo spesso seduti sui muretti, intorno ai tavoli di un bar, sui gradini della scalinata in una piazza. Parlano e talvolta sorridono, ma sembra che a loro manchi qualcosa. I giovani di Sydney hanno percorso migliaia di chilometri per arrivare all’altro capo del mondo, hanno invaso le strade di una metropoli che in un primo momento è apparsa indifferente e addirittura preoccupata, hanno mostrato la loro gioia con i loro volti felici, le loro canzoni, le bandiere, hanno affrontato l’inverno australiano con entusiasmo e hanno avuto il coraggio di mostrarsi in preghiera. Fra i giovani di Sydney c’era anche un folto gruppo della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro che ha attraversato non poche difficoltà nei giorni trascorsi in Australia. Avevo dato loro il «mandato» prima che partissero ad essere sentinelle del mattino in una terra lontana, a lasciarsi condurre dalla forza dello Spirito, ad invocare una nuova Pentecoste. Poi li ho incontrati di persona a Sydney dove anche io ho avuto la grazia di essere per vivere la Gmg non solo con la delegazione aretina, ma anche con molti gruppi giunti dall’Italia cui ho tenuto le catechesi mattutine e soprattutto con i ragazzi arrivati da ogni angolo del mondo. Penso che sia i giovani che vedo ogni giorno ad Arezzo, sia quelli che erano a Sydney desiderino dare un senso alla loro vita. Sono in ricerca di una direzione sicura. Quelli della nostra amata terra, forse, non hanno ancora trovato l’autentica rotta che li faccia andare oltre il contingente. Quelli che erano alla Giornata mondiale della gioventù, invece, sono in cammino e possono contare su una guida sicura: il Papa, che li esorta ad essere profeti di una nuova era e costruttori di speranza. Proprio Benedetto XVI ha posto l’accento sul «deserto spirituale» che può tradursi in «vuoto interiore, paura indefinibile e nascosto senso di disperazione». Si tratta di un monito anche per la nostra terra dove le giovani generazioni rischiano di perdersi. Tuttavia, proprio la straordinaria esperienza australiana ci indica la strada e colora di speranza il futuro. Infatti, quella immensa folla colorata e festosa radunata attorno al Vescovo di Roma, che è stata capace di spiazzare gli stessi media locali, spingendoli da un atteggiamento di aperta diffidenza ad un’attenzione che ha toccato la meraviglia e l’entusiasmo, può essere un’immagine capace di descrivere la situazione culturale e spirituale dell’Europa e dell’Occidente. Si è vista una splendida cornice fatta di straordinarie bellezze naturali, di benessere avanzato, di consumismo marcato e di idolatria del business e del piacere di vivere, che racchiude però un pauroso deserto dell’anima, di cui è traccia anche nell’alto numero di suicidi fra gli adolescenti e i giovani. È come se al benessere diffuso e ostentato corrispondesse un tarlo che scava dal di dentro l’anima dell’uomo tradendo l’assenza di senso e di speranza. Non è un caso che la prima sensazione dinanzi ai giovani radunati per la Gmg sia stata di freddezza da parte del popolo australiano. Tuttavia, come provano gli articoli apparsi sulla stampa locale, quanto più la testimonianza e la preghiera dei giovani si facevano intense, gioiose, credibili, tanto più l’atteggiamento del popolo di Sydney e in generale dell’Australia mutava, divenendo interessato, attratto e, in certo qual modo partecipe. Il «The Sunday Telegraph» – un giornale non certo cattolico – ha scritto: «Per una settimana Sydney ha dimenticato di essere una città “fredda” sotto il profilo religioso. Le strade e il tempo sono stati uno splendore e nessun disagio è stato creato dall’evento. Tutti hanno partecipato ai festeggiamenti e in centro c’erano migliaia di preti, monaci e suore. Questo evento cambierà l’Australia, ne sono certo. Le persone inizieranno a chiedere di Gesù e la loro curiosità crescerà». Ecco, è questo il messaggio della Gmg: mostrare al mondo la bellezza di un senso possibile, di un’avventura attraente, dove Dio non è il concorrente ma l’alleato dell’uomo, e specialmente il Dio con noi del Vangelo, solidale con l’uomo fino all’abisso del dolore e della morte, è sorgente di vita nuova nella forza del suo Spirito, capace di coniugare bellezza e fatica di vivere. Le parole del Papa sulla gioia e sulla bellezza che la fede dona al cuore di chi crede, quasi incarnate nei volti delle centinaia di migliaia di giovani giunti a Sydney, sono in grado di parlare al mondo intero e di raccontare la «straordinaria giovinezza» di Dio, capace di infiammare il cuore dell’uomo e condurlo alla pienezza di vita. Nella sua omelia durante la S.Messa conclusiva celebrata all’ippodromo di Randwick, Benedetto XVI ha invocato sui giovani cristiani una nuova Pentecoste, invocando il fuoco dell’amore di Dio sui loro cuori «per unirvi sempre di più al Signore e alla sua Chiesa e inviarvi, come nuova generazione di apostoli, a portare il mondo a Cristo!». Il Papa parlava anche ai nostri giovani, ai quali è richiesto di essere testimoni credibili anzitutto nei riguardi dei loro coetanei. Alla vigilia della festa della Madonna del Conforto chiedevo un «patto educativo» nel nome dei giovani, avvertendo l’urgenza di riproporre «una collaborazione proficua» a vasto raggio per affrontare la questione del disagio giovanile. La comunità cristiana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha già compiuto un primo passo durante l’Assemblea diocesana di giugno e ha deciso di dedicare il nuovo anno pastorale agli adolescenti. Così è come se l’eredità di Sydney entrasse subito nell’agenda pastorale della nostra diocesi e lo Spirito Santo invocato in Australia illuminasse fin dalle prossime settimane il cammino della nostra Chiesa locale.Gualtiero Bassetti, Vescovo