Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Il nostro impegno: vivere ogni giorno la fede in Cristo.

Si riparte da una domanda fondamentale, una domanda che viene da Gesù: «E voi chi dite che io sia?». È questo il versetto (tratto dal vangelo che accompagnerà il prossimo anno liturgico, quello di Marco) che guiderà le attività dell’Azione cattolica nel 2008-2009. Un anno dedicato a fare il punto sul proprio incontro personale e comunitario con il Signore. Come ogni anno, i soci dell’associazione vivranno il cammino dell’Ac seguendo un itinerario articolato.Cercherò di introdurre una piccola riflessione che vorrebbe stuzzicare quella curiosità acuta e appassionata che non deve mai difettare quando ci dedichiamo a riflettere su un brano di vangelo conosciuto quasi a memoria, come il versetto-slogan di questo anno. Da qualche mese abbiamo la possibilità, nella liturgia della Parola, di avvalerci della nuovissima traduzione della Conferenza episcopale italiana, approvata da noi vescovi italiani qualche anno fa, per averla voluta e averla trovata più aderente all’originale greco di quella precedente cosiddetta di Gerusalemme. Se ora mettiamo in parallelo le due traduzioni dell’odierna sequenza evangelica, troveremo che l’unica differenza è costituita da una sola paroletta: un semplicissimo «ma». Mentre nella Bibbia di Gerusalemme, Gesù, rivolgendosi ai discepoli, avrebbe domandato: «Voi chi dite che io sia?», nel nuovo lezionario il testo greco soggiacente è reso in modo senz’altro più fedele: «Ma voi chi dite che io sia?». La differenza, per quanto minuta, ritengo non possa essere minimizzata.In effetti quel giorno Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo, all’estremo nord della Galilea, condusse il più celebre sondaggio di opinioni di tutti i tempi. In prima battuta pose una domanda pressante e stringente ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo». È ovvio: il maestro non è affatto in vena di misurare il livello della sua audience; vuole piuttosto verificare quanto i discepoli hanno colto della sua autentica, misteriosa identità. In effetti i dodici ne hanno sentite di tutti i colori sul loro maestro, un rabbi tanto popolare e altrettanto chiacchierato. Un personaggio alla ribalta, un «vip» diremmo oggi, ma sempre ricondotto dall’opinione pubblica dentro schemi comuni, legati al passato: al massimo un profeta redivivo.Poi lo scatto a bruciapelo, con quella domanda fulminante. Un contropiede sbalorditivo che spiazza tutti: «Ma voi chi dite che io sia?». Con quel «ma» Gesù stacca decisamente i suoi dalla massa perennemente fluttuante, come a dire: Ma voi non la penserete mica come la gente? Il maestro provoca i suoi ad una risposta che dovrà essere un “ma” rispetto a quella della gente, come i pensieri di Dio e le sue vie sono un “ma” netto e non negoziabile rispetto ai pensieri e alle vie dell’uomo (cfr. Isaia 55,8). Insomma Gesù si aspetta dai suoi una risposta alta e altra rispetto a quelle, tutto sommato, dette e ridette nella babele dell’opinione pubblica. In effetti la risposta di Pietro va in controtendenza, un vero salto mortale nel mistero: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Simone-Roccia non coglie solo la straordinarietà di Gesù: capta la sua irriducibile unicità, non certo per forza di carne e sangue ma per una gratuita, improvvisa, imprevedibile illuminazione dall’alto.«Immaginiamoci l’umanità come una grande piazza dove tutti si arrabattano a costruire delle specie di scale per andare su, a vedere cosa c’è al fondo delle cose e alla loro origine. Immaginiamo che improvvisamente avvenisse una cosa straordinaria, un uomo che in mezzo a tutta la gente, osa dire: “Io sono la via, la verità, la vita”. Un avvenimento imprevedibile, non deducibile dai fattori antecedenti. (…) Se avvenisse un uomo così? È avvenuto. (…) Ecco, chissà come faceva: era eccezionale! Badate che il nostro cuore, fatto per l’infinito, ha bisogno dell’eccezionale per poter respirare, per poter resistere, per poter vivere veramente, ha bisogno dell’eccezionale. (…) Ma era così straordinaria l’eccezionalità di quell’uomo, che tutto quel che sapevano si consumava, non rispondeva: era veramente misterioso, era un mistero».La nostra vita dovrebbe essere una risposta d’amore alla domanda del Signore: «Ma voi chi dite che io sia?». Solo Cristo dà senso a tutto nella nostra vita. Per questo tengo lo sguardo della mia vita e del mio cuore verso Cristo. Il cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo. Il cristianesimo è un incontro, una storia di amore.Il contenuto fondamentale del nostro impegno è innanzitutto vivere la fede nell’amicizia con Dio che si esprime nell’amicizia con coloro che si sentono afferrati da Cristo. L’Azione cattolica è un luogo dove si può realizzare questo. di don Alessandro Milani * assistente generale di Acr