Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«Politici e imprenditori locali, sostenete le famiglie».

Ciò che sta avvenendo nel mondo è una crisi che smaschera i limiti di una logica di mercato che, perdendo il senso della realtà e mettendo da parte le regole più elementari proprie del mercato stesso, ha dato spazio ad una creatività stupefacente nel gioco di operazioni finanziarie, creando una «realtà virtuale» e fuori da ogni controllo. La spaventosa bolla di speculazioni rivela ora tutta la sua drammatica verità: si è costruito su giochi fittizi, globalizzando l’inganno, la non-trasparenza, la rincorsa al facile guadagno.Ora siamo preoccupati per le conseguenze sui più deboli, sul mondo del lavoro – l’economia reale – sui Paesi in via di sviluppo, già primi a soffrire per la speculazione sui prezzi delle derrate alimentari e adesso a rischio di vedere uccisa anche la speranza di aiuti e sostegno alle economie di sussistenza dei propri Paesi. Ora, però, siamo anche fiduciosi che la crisi sia occasione preziosa per fare chiarezza e rimettere ordine alle cose. Ma affinché questa fiducia non diventi anch’essa una bolla gonfiata per «rassicurare i piccoli», bisogna dare dei segnali concreti: garantire i più deboli sui loro risparmi e non tagliare i già risicati finanziamenti per lo sviluppo; la politica nazionale e internazionale torni a governare l’economia e fissi regole certe per una finanza trasparente e un mercato regolato perché non perda mai l’orizzonte di un’etica di giustizia; porre fine allo scandalo di stipendi da favola e rimuovere quelle persone che si sono arricchite grazie alla speculazione finanziaria; i «super manager», se rimangono al loro posto, facciano un gesto simbolico di dimezzare il proprio compenso. La fiducia passa attraverso gesti come questi. Come Chiesa aretina ci impegniamo a fare la nostra parte per sostenere, facilitare o innescare processi virtuosi in ordine alla trasparenza e alla solidarietà. Ma anche sul piano della formazione delle coscienze, perché le regole sono sì necessarie, ma diventano efficaci soltanto se applicate con retta coscienza e chiara finalità che, per noi cristiani, è il bene comune, cioè il bene di ciascuno e di tutti, a partire dai più deboli. Queste parole, che abbiamo sentito il dovere e il bisogno di pronunciare, sono fondate sulla dottrina sociale della Chiesa e sull’amore che nutriamo verso la nostra gente, specialmente nei confronti di quanti, proprio nella nostra diocesi, sentono sempre più venire meno la sicurezza del posto di lavoro, mentre vivono già il disagio di salari inadeguati a garantire alle proprie famiglie un livello minimo e dignitoso di tenore di vita.Ci appelliamo ai politici, agli imprenditori, ai manager, agli operatori economici e finanziari che si professano cristiani, affinché mettano in atto tutto ciò che è in loro potere per far sì che questo passaggio doloroso attraverso la crisi si trasformi in un cammino proficuo verso uno sviluppo sostenibile.padre Antonio Airòdirettore dell’ufficio diocesanoper la pastorale sociale e del lavoro