Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Dalle parrocchie le intuizioni per rinnovare la catechesi.

Il progetto catechistico italiano è il disegno che, partendo dai documenti conciliari, delinea la natura, i compiti, i contenuti, il metodo, i soggetti e gli operatori della catechesi. Esso è riassunto nel documento di base «Il rinnovamento della catechesi», pubblicato dai vescovi italiani nel 1970, nella successiva lettera di riconsegna con cui il documento è stato riproposto nel 1988, e negli otto volumi del «Catechismo per la vita cristiana».Il progetto ha posto le basi, almeno in parte, degli attuali percorsi di iniziazione cristiana e di un sostanziale rinnovamento della catechesi, sintetizzabile nel passaggio dal «catechismo della dottrina cristiana» alla «catechesi per la vita cristiana». Sino ad oggi la comunità cristiana, con il «catechismo per la vita cristiana» pensato per le diverse fasce di età, ha disposto di un patrimonio prezioso per attuare gli itinerari di iniziazione cristiana.È però necessario rendersi conto che il divario culturale rispetto a una società tradizionalmente cristiana si è fatto oggi più ampio: il contesto in cui viviamo non genera gli uomini alla fede, né li sostiene nel loro cammino. Appare evidente, perciò, come la catechesi da sola non sia sufficiente per iniziare alla vita cristiana; anzi, rischia il corto-circuito perché si rivolge a soggetti che non vivono né celebrano le realtà loro proposte. Non è possibile caricare sulla catechesi tutto l’onere dell’evangelizzazione e dell’iniziazione cristiana.Ci chiediamo allora: il progetto catechistico italiano e gli attuali catechismi sono utilizzabili nel nuovo modello di iniziazione cristiana delineato dai recenti documenti dei vescovi italiani? È forse necessario ripensarli alla luce delle mutate condizioni sociali e delle nuove prassi che stanno prendendo campo? A partire da questi interrogativi, muoveranno le riflessioni del seminario di studio dal titolo provocatorio «Una tac al progetto catechistico nazionale» promosso dai direttori degli Uffici catechistici della Toscana per offrire un contributo di riflessione e di ripensamento. Il seminario si svolgerà il 30 e 31 gennaio nella casa San Giuseppe di Quercianella, in provincia di Livorno. Nel corso della due giorni si succederanno vari interventi fra cui quello introduttivo di monsignor Simone Giusti, vescovo di Livorno, delegato Cet per la catechesi; seguirà una relazione di monsignor Guido Benzi, nuovo direttore dell’Ufficio catechistico nazionale, e il contributo di don Tonino Lasconi. Inoltre si alterneranno le osservazioni dei convegnisti, che già stanno organizzando la loro riflessione attorno ad alcune tematiche di base (motivazioni per il cambiamento, nuova fisionomia del percorso di catechesi come «narratio fidei», modalità per il superamento della delega e il coinvolgimento reale delle famiglie come soggetti della catechesi).Alla fase preparatoria, come pure alle giornate del seminario, sarà presente anche la nostra diocesi attraverso alcuni membri dell’Ufficio catechistico diocesano, che stanno già partecipando ad una commissione di studio sulla prima tematica («Rinnovare il progetto catechistico? Perché? Come?») condotto dalla teologa Serena Noceti. In quest’ottica gradiremmo conoscere il pensiero di tutti i catechisti su questo argomento. Lanciamo così la proposta ai singoli catechisti e, ancor più, ai gruppi di catechisti parrocchiali di riflettere su questo interrogativo: «Che cosa desideri in ordine a un rinnovamento della catechesi? Quali priorità intravedi in ordine al progetto, agli itinerari, ai testi, alla prassi?». Chiediamo, poi, di mettere per iscritto qualche pensiero che sintetizzi le vostre riflessioni e di inviarcelo a Toscana Oggi o al nostro indirizzo di posta elettronica (catechistico@diocesi.arezzo.it). È un modo semplice ma significativo per partecipare con consapevolezza ad un momento di rinnovamento. Sarà nostra cura far risuonare i vostri contributi sulle pagine di «Prendi il largo», perché diventino patrimonio condiviso da tutti i catechisti.Assumere il compito di ripensare i processi di iniziazione cristiana è un’esigenza intrinseca di fedeltà al Vangelo e alla cultura attuale. I criteri di fondo sono stati richiamati dagli orientamenti dei vescovi italiani, sotto forma di una duplice attenzione: l’ascolto della cultura del nostro mondo e la salvaguardia della trascendenza del Vangelo.Silvia Mancini