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Credere nell’unità e vivere il dialogo: la sfida ecumenica di Chiara Lubich.

«E’ un dovere, per chi vuole impegnarsi nella riconciliazione, e quindi un cardine di una possibile spiritualità ecumenica, vivere le parole del Vangelo, una a una, per rievangelizzarsi nel proprio modo di pensare, di vedere, di amare. (…) Sarà autentico cristiano della riconciliazione solo chi sa amare gli altri con la carità stessa di Dio, che fa vedere Cristo in ognuno… E occorre che anche le Chiese amino con questo amore». Si esprimeva con queste parole Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, nel suo discorso in occasione della seconda Assemblea ecumenica europea di Graz, in Austria. Una vocazione all’unità, quella della Lubich, che affonda le sue radici nelle parole di Gesù «Padre, che tutti siano una cosa sola» e che occorre attuare, questa caratteristica del carisma dei Focolari, tra persone appartenenti a differenti Chiese a e popoli di diverse religioni e culture. A quasi un anno dalla sua morte, possono essere tratteggiati alcuni contributi dati da lei all’unità in ambito ecumenico. Risalgono al 1961 gli inizi del dialogo ecumenico dei Focolari quando in Germania ascoltano Chiara Lubich, invitata a parlare dell’esperienza cristiana del movimento, alcuni pastori evangelici. Da lì nasce fra evangelici-luterani e cattolici una fraternità schietta, basata sulla vita della Parola e cresce il desiderio di vivere insieme il Vangelo e pregare per l’unità. Per questo nel 1968 si dà vita insieme alla cittadella internazionale di Ottmaring, in Germania: «Qui in modo permanente vivranno evangelici e cattolici – spiega la Lubich al momento della fondazione – per dimostrare al mondo che, anche se siamo di due Chiese diverse, la carità può fare moltissimo».Nel 1965 anche alcuni ministri anglicani inglesi partecipano a un incontro ecumenico promosso. Nel 1986 nasce in Inghilterra la cittadella ecumenica di Welwyn Garden City, dove anglicani e cattolici insieme testimoniano con la vita che l’unità è possibile. Intanto nasce anche una fraternità spirituale con i membri delle Chiese riformate. Nel 1967 invece fu il patriarca di Costantinopoli, Athenagoras I, ad invitare Chiara Lubich ad incontrarlo nella sua sede al Fanar di Istanbul. Lo colpiva, nella spiritualità dei Focolari, l’amore reciproco che si cerca di mettere in pratica, il cristianesimo fatto vita, ma anche il rilievo che si dà a Maria. Si instaurò da allora una profonda intesa spirituale. Negli anni seguenti iniziarono ad intessersi collaborazioni con gli altri patriarcati e Chiese ortodosse e, più tardi anche con i cristiani delle antiche Chiese orientali (armena ortodossa, copta ortodossa, etiopica ortodossa, eritrea ortodossa, siro-ortodossa ed assira).Anni di conoscenza reciproca e di passi avanti nel dialogo, ma anche anni di studio e ricerca comune, come in occasione degli oltre 50 incontri e delle 15 scuole di formazione ecumenica, promosse dai Focolari, che dal 1962 ad oggi hanno visto la partecipazione di oltre 10mila persone di varie Chiese e Paesi. Molte le testimonianze che si potrebbero citare, come quella di una città della Romania dove convivono sette nazionalità e diverse Chiese. Qui dal 1992 è nata l’idea di stabilire un giorno della settimana, nel quale si incontrano tutti i sacerdoti e pastori della città. Il gruppo, formato da sacerdoti ortodossi rumeni e serbi, cattolici di rito latino e greco, riformati ungheresi, evangelici tedeschi e ungheresi, slovacchi, ucraini e croati è divenuto nel tempo un laboratorio ecumenico.di Annalisa Innocenti ** membro della Commissione diocesana per l’ecumenismo