Arezzo - Cortona - Sansepolcro

E se il «genio» Giorgio Vasari fosse di origine cortonese?

Più di una sorpresa ha riservato un incontro promosso nei giorni scorsi dall’editore Calosci di Cortona in collaborazione con il Rotary Club di Arezzo. Al centro della discussione due grandi personaggi dell’arte italiana: Leonardo da Vinci con la famosa «Gioconda» e Giorgio Vasari con le sue «Vite». Ha guidato il dibattito uno studioso di prim’ordine, Giuseppe Pallanti.Primo argomento del dibattito e prima sorpresa: la «Gioconda», la celeberrima opera di Leonardo, rimasta fino a poco tempo fa carica di mistero sia riguardo all’identità della figura femminile, sia riguardo al paesaggio dello sfondo. Le acute osservazioni di due grandi esperti, il compianto Carlo Starnazzi e Cesare Mafucci, avevano già identificato nel paesaggio le raffigurazioni delle balze del Valdarno e delle anse della Chiana prossima ad immettersi nell’Arno nei pressi di Ponte Buriano, il ponte che compare anche nella «Carta della Val di Chiana» dello stesso Leonardo. Ma la figura femminile dall’enigmatico sorriso? I documenti scoperti presso il Catasto e l’Archivio notarile di Firenze, che Pallanti ha mostrato in proiezione, non lasciano dubbi sulla sua vera identità: è Monna Lisa Gherardini, donna stimata per le grandi qualità morali e religiose, che dimorò per un certo periodo proprio accanto allo studio notarile di Piero da Vinci, padre di Leonardo. I documenti dimostrano che Monna Lisa sposò il vedovo e ricco mercante di sete Francesco del Giocondo, che spesso si avvaleva per i suoi affari del notaio Piero da Vinci, professionista tanto affermato in Firenze che la stessa famiglia Medici ricorreva alla sua competenza. Pallanti, da acuto ricercatore, ha illustrato i documenti che è riuscito a trovare relativamente alle famiglie di Piero da Vinci, di Monna Lisa Gherardini e di Francesco del Giocondo. La documentazione finora venuta alla luce, senza escludere altri ritrovamenti e smentendo anche teorie già elaborate da famosi studiosi, non fa che confermare in pieno quanto ci ha lasciato scritto anche il pittore e architetto Giorgio Vasari nelle sue «Vite». Ma eccoci alla seconda sorpresa: un’interessante documentazione raccolta dall’editore cortonese Giuseppe Calosci, che si è avvalso di ricerche di vari studiosi, primo fra tutti monsignor Angelo Tafi, ci permettono di ricostruire le origini della famiglia di Giorgio Vasari. Il bisnonno si chiamava Lazzaro Taldi, visse 69 anni, dal 1399 al 1468; faceva di mestiere il sellaio e il pittore. Nelle «Vite», Giorgio ricorda che il bisnonno, al ponte delle Calciarelle, sulla via Fiorentina ad Arezzo, scoprì tre archi di una fornace di epoca romana. Il nonno, anch’egli di nome Giorgio, morto nel 1506, insieme ai fratelli fabbricava vasi di ceramica e da Cortona si trasferì ad Arezzo, dove la famiglia, proprio per il lavoro che svolgeva, fu denominata dei «Vasari». Il padre Antonio morì di peste nel 1527 e Giorgio, a soli 16 anni, si trovò nella posizione di capofamiglia con la responsabilità di tre sorelle, un fratello e la madre in attesa di un altro bambino. Giorgio Vasari, pittore, architetto e storiografo (1511-1574), con il suo più fedele collaboratore Cristofaro Gherardi, detto il Doceno, progettò ed in buona parte eseguì a Cortona, nel 1554, per la Compagnia di Gesù gli armoniosi affreschi dell’Oratorio inferiore (sottostante all’attuale Museo diocesano).Particolare interessante: Giorgio Vasari si affermò nella vita e nell’arte per l’affettuosa premura di due cortonesi. Il primo, Luca Signorelli, cugino di suo padre Antonio, in occasione di una visita in casa Vasari, accorgendosi delle doti di Giorgio allora bambino (8-11 anni), consigliò vivamente di mandarlo a scuola di disegno; il suo primo grande maestro fu Guglielmo di Marcillat, in quel tempo presente ad Arezzo per istoriare le vetrate del duomo. Il secondo cortonese che prese a cuore la formazione di Giorgio fu il cardinale Silvio Passerini, amico di Papa Leone X, che volle portarlo a Firenze per presentarlo alla famiglia dei Medici; lo fece studiare sotto la guida di Andrea del Sarto, di Baccio Bandinelli e dello stesso Michelangelo, che poi lo consiglierà di dedicarsi soprattutto all’architettura.E se Giorgio Vasari fosse davvero di origini cortonesi, come sembrano dimostrare le ricerche di Calosci? Nulla toglierebbe ad Arezzo e sarebbe una splendida luce in più sul cielo di Cortona. di Benito Chiarabolli