Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Gioco d’azzardo: in Valtiberina scatta l’allarme.

Vincere milioni di euro grattando semplicemente su un biglietto o puntando pochi euro. Una passione che spesso si può trasformare in una malattia che può portare sul lastrico intere famiglie. È il buio della dipendenza dal gioco d’azzardo, in gergo medico il «gambling», una realtà che oggi più che mai tocca anche la provincia di Arezzo e la Valtiberina e che verrà approfondita sabato 7 febbraio nell’incontro dal titolo «Gioco d’azzardo: sfida individuale o illusione collettiva?» organizzato dal Sert valtiberino nella sala consiliare di Sansepolcro alle ore 9.A raccontarci questa drammatica dipendenza è la cronaca di questi giorni. A Capolona una donna è rimasta per giorni chiusa in una botola, unico rifugio ad una male che l’attanagliava, quello che l’aveva portata a spendere gran parte dei propri risparmi per inseguire il sogno di una cinquina vincente al gioco del lotto. Proprio in quelle stesse ore, mentre quella donna viveva il proprio dramma, per un terribile gioco del destino altri fortunati giocatori, prima ad Arezzo, poi ad Anghiari e Cortona, riuscivano con pochi euro a diventare milionari. Vincite destinate a riaccendere sogni che spesso diventano ossessiva illusione dalla quale è difficile uscire.«Tra i giochi considerati più a rischio dipendenza – spiegano gli specialisti della Asl 8 – ci sono quelli che permettono la maggiore prossimità spaziale e temporale tra la scommessa e il premio, come le slot-machine e le roulette: non a caso sono quelli più “taroccati” dalla malavita per essere resi più redditizi. Quando il “gambler” tenta di rinunciare al gioco e di resistere all’impulso a giocare, cade in preda a un profondo malessere con forme di ansietà o di irascibilità associate a disturbi del comportamento che possono culminare in atti imprevedibili e a volte anche nel tentativo di togliersi la vita. Si tratta di una vera e propria malattia. Il problema fondamentale è che ancora oggi non viene percepita come una patologia che può essere curata, ma semplicemente come un vizio».Un fenomeno preoccupante e in crescita. A confermarlo sono proprio le forze dell’ordine che parlano di una percentuale di giocatori in Valtiberina più alta che in tutto il resto del territorio provinciale. Tra l’altro si sta abbassando l’età media – 38 anni – di coloro che ne sono coinvolti: si inizia a giocare intorno ai 36 anni e si bussa al Sert a 42, solitamente (nel 75% dei casi) per iniziativa di qualche familiare preoccupato. In questo senso, se da una parte la famiglia è quella che più di tutte può risentire negativamente sia da un punto di vista economico che affettivo degli effetti della dipendenza dal gioco d’azzardo, dall’altra può rappresentare il punto di partenza per cercare di uscirne. Il gruppo di auto-aiutoAll’incontro di sabato 7 febbraio a Sansepolcro sarà presentata anche l’esperienza terapeutica dell’associazione «Mi rimetto in gioco», un gruppo di auto-aiuto costituito da pazienti che mettendo in comune la propria dipendenza sono riusciti ad uscire dal tunnel.

di Lorenzo Canali