Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Aree pastorali, catecumeni e laici: ecco le nuove sfide

Dei dieci anni di presenza in diocesi di monsignor Gualtiero Bassetti ne ho vissuto otto insieme, ogni giorno al suo fianco, per condividere il cammino di una Chiesa vasta e complessa, ricca di storia e di presenze significative che rivelano anche oggi l’azione infaticabile e preziosa di parrocchie, comunità religiose, gruppi ecclesiali.Desidero ringraziare il mio vescovo per la stima e la fiducia che hanno ispirato la sua decisione di chiamarmi come diretto collaboratore, ma soprattutto lo ringrazio per la sua testimonianza di umanità, capacità di ascolto, visione ampia e serena della realtà, discernimento sapiente delle situazioni e dello spirito di comunione che caratterizza ogni suo gesto, ogni decisione, ogni relazione.Ho avvertito, sin dall’inizio, un’affinità di visione ecclesiale, favorita anche dalla comune formazione vissuta a Firenze; ed è stato facile trovare intese comuni negli indirizzi pastorali, ispirati dagli orientamenti dell’episcopato italiano contenuti nel documento «Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia». Ci siamo interrogati sulla variegata realtà delle vallate che compongono il territorio della diocesi. Abbiamo riflettuto sulle opportunità e le esigenze poste oggi dalla missione della Chiesa e dai profondi mutamenti in atto, per passare poi ad individuare alcune priorità pastorali. Ci siamo messi in ascolto delle diverse culture del nostro tempo per discernere i segni del Signore in esse presenti, anche al di là dei confini visibili della nostra Chiesa.Il primato della pastorale si è concretizzato con la creazione di tutti gli Uffici pastorali per le specifiche attività di evangelizzazione e promozione umana. Nell’occasione di questo decennale della presenza del nostro vescovo, è forse opportuno sottolineare l’urgenza di alcuni servizi, già da tempo annunciati e iniziati, che potranno favorire l’ulteriore cammino della diocesi nella prospettiva degli anni futuri. Mi riferisco alla costituzione della Consulta delle aggregazioni laicali, del Servizio diocesano del catecumenato e dell’ampliamento delle aree pastorali.La Consulta delle aggregazioni laicali, gia ampiamente diffusa in Italia (un tentativo di breve durata si è fatta anche nella nostra diocesi) è un luogo di dialogo, di confronto e di animazione dei laici che provengono da gruppi diversi e che, incontrandosi periodicamente, sperimentano la comunione e promuovono iniziative nel campo soprattutto nella missionarietà. I vari gruppi, associazioni, movimenti, rimangono fedeli alla propria identità e alla propria storia ma, nella condivisone della comune adesione a Cristo, generano una ricchezza nuova e preziosa per far crescere una Chiesa viva e profetica.In diocesi sono attivi una cinquantina di gruppi ecclesiali, alcuni di recente formazione, ma non sono coordinati tra di loro, sia a causa del fenomeno della frammentazione e spesso dispersione delle esperienze ecclesiali, sia per la mancanza di una progettualità che favorisca momenti di incontri delle diverse potenzialità ed espressioni della nostra Chiesa. Via via che gli anni passano, ci si rende conto di quanto siano preziose le realtà aggregative che si confrontano e operano insieme, non soltanto per sostenere la testimonianza dei laici cristiani, ma anche per rendere leggibile nella comunità ecclesiale il segno della vocazione laicale. Nella nostra Chiesa oggi si comunica poco. In quali ambiti i nostri laici portano i loro pensieri, le loro domande, le loro proposte? La comunità cristiana, nel suo insieme, deve sviluppare una nuova cultura del dialogo, della ricerca condivisa che diventa poi esperienza di unità.È quanto mai opportuno che venga istituito il Servizio diocesano per il catecumenato, come è stato rilevato anche al Convegno della Verna durante la presentazione di una bozza di orientamenti circa l’accompagnamento dei catecumeni in vista della celebrazione del Battesimo. In questi ultimi tempi, nelle nostre parrocchie è aumentata la richiesta del Battesimo dei giovani e degli adulti, in gran parte stranieri; ma ci sono anche italiani, in prevalenza di famiglie del ’68 che hanno affidato alla “libera” scelta dei figli la decisione di aderire alla fede. Per favorire un’uniformità di contenuti e di metodologie, è urgente proporre un percorso unico di cammino neocatecumenale alle comunità e ai parroci spesso disorientati nel rispondere alle diverse situazioni e ragioni che ispirano la domanda del Battesimo. Si spera anche che una prassi consolidata del catecumeno degli adulti, possa giovare nel tempo a dare un’impronta catecumenale alla stessa iniziazione cristiana dei fanciulli, capace quindi di incidere più profondamente nella loro formazione.Nella prospettiva futura della nostra Chiesa occorre promuovere di più le aree pastorali, la cui creazione richiede un cambio di mentalità. Il progetto dell’area elaborato e proposto dalla diocesi da circa tre anni, ha già visto le prime realizzazioni, ancora incerte e parziali. Occorre accelerare i tempi, considerando che in ogni zona esistono realtà potenzialmente capaci di cominciare ad operare insieme. Va anche precisata meglio la fisionomia dell’area, in vista del futuro assetto della diocesi. Non si tratta di un semplice accorpamento di parrocchie, determinato dalla progressiva diminuzione dei sacerdoti; partire dal fenomeno della scarsità del clero, che pure preoccupa, sarebbe un approccio improprio che comporterebbe in concreto un ulteriore impegno e fatica dei parroci. L’area dovrebbe affidare un ruolo diverso anche per il parroco. Infatti, la creazione di uno spazio pastorale più ampio prevede l’impiego di tutti i soggetti ecclesiali (sacerdoti, diaconi, religiosi, consigli parrocchiali, catechisti, operatori vari) che l’area è in grado di esprimere per lavorare insieme nello spirito della corresponsabilità e far maturare una visione nuova secondo il metodo delle integrazioni.di Giovacchino Dallara, vicario generale della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro