Arezzo - Cortona - Sansepolcro

E a Cortona Leonardo «firmò» la chiesa-gioiello del Calcinaio.

L’affascinante storia della chiesa di Santa Maria delle Grazie, al Calcinaio, è al centro di una nuova pubblicazioni dell’editore Calosci, dal titolo Santa Maria delle Grazie al Calcinaio. Tutto ruota attorno a Luca Signorelli cui fu assegnato il compito di scegliere l’architetto capace di progettare e portare a termine l’opera. La scelta cadde sul senese Francesco di Giorgio Martini. A Martini, venuto a mancare nel 1501, subentrò otto anni dopo, nel 1509, l’architetto Pietro di Norbo, che condusse a termine l’opera. E fin qui è tutto chiaro.Ma che cosa ci dicono di nuovo e come sollecitano il nostro interesse le poche ma splendide pagine della pubblicazione di Calosci? Già l’illustrazione in copertina, il volto in evanescenza del grande Leonardo da Vinci, che osserva attento, quasi sorveglia, la maestosa cupola che sovrasta e completa la costruzione, stuzzica l’appetito e la curiosità degli studiosi e di quanti sono interessati alla storia e alla vita del santuario. Ed ecco il problema che da tempo turba il sonno degli studiosi d’arte: chi è l’autore di questa cupola, se il Martini morì nel 1501?L’editore Calosci vuole sciogliere ogni dubbio sintetizzando e riportando i risultati delle ricerche compiute dallo storico Carlo Starnazzi e da lui stesso pubblicate nel volume Leonardo dalle Chiane alla Loira nel 2006. Ne risulta che Leonardo da Vinci , verso la fine del Quattrocento, viene incaricato di provvedere al progetto e alla costruzione del tiburio (cupola ottagonale) per il duomo di Milano. L’artista esegue un modello in legno (secondo le modalità del tempo nel presentare i progetti) con la collaborazione del falegname Bernardino de Mediis de Abbiate. Il modello viene accettato e iniziano i lavori di costruzione. Leonardo riceve per questo lavoro un compenso pagato in quattro rate: il 30 luglio e il 28 settembre 1487, l’11 gennaio e il 17 maggio 1490. Nasce però una controversia sulla possibilità di realizzare il lavoro per problemi di staticità del duomo e Leonardo, anche su consiglio del Bramante, abbandona il progetto, rientrando in possesso del modello in legno. Viene allora chiamato Francesco di Giorgio Martini che giunge a Milano il 31 maggio 1490. «Dopo soltanto ventisette giorni – scrive Calosci – molto stranamente riesce a comprendere i complessi problemi di staticità e a presentare in data 27 giugno 1490 un suo modello definitivo per la cupola. Nel giro di questi ventisette giorni riceve l’invito, da parte di Lodovico il Moro, di recarsi a Pavia, insieme a Leonardo, per esprimere un parere tecnico sulle fondazioni dell’erigenda nuova cattedrale». Tra i due si instaura subito un rapporto di stima e di amicizia: Leonardo riceve da Francesco in dono una copia della seconda redazione del «Trattato di architettura militare e civile», composta dai codici Senese e Magliabechiano, chiosandola con dodici postille autografe. È fortemente credibile che il Martini abbia ricevuto in dono da Leonardo il già pagato progetto per il tiburio del duomo di Milano: qualche modifica, per farlo sembrare diverso, e il 27 giugno ripresentano insieme il progetto. Ma nemmeno questa volta il modello ottiene l’approvazione a Milano.Intanto a Cortona proseguono i lavori, iniziati il 6 giugno 1485, per la chiesa del Calcinaio e si arriva al tamburo della cupola. I lavori debbono interrompersi per la morte del Martini nel 1501. Riprendono dopo otto anni, sotto la direzione di Pietro di Domenico di Norbo, per terminare con la costruzione della cupola che presenta le stesse caratteristiche di quella progettata da Leonardo: «Struttura semi-ogivale a doppia calotta con nervature in pietra; cupola a otto spicchi con base ottagonale racchiusa dentro un quadrato; muri verticali dal tamburo su cui impostare la cupola di tradizione brunelleschiana».«Come si può credere – deduce Calosci – che il Martini abbia accantonato un’opera elaborata dopo anni di studi dal genio di Leonardo, avendo l’opportunità di realizzarla altrove? Qualche dubbio potrebbe venire nel pensare che un progetto per la grandiosa chiesa di Milano potesse adattarsi per una chiesa molto più piccola; ma il progetto consisteva in un modello in legno a base ottagonale che in scala poteva essere ingrandito a piacimento senza subire alterazioni». Agli studiosi l’ardua sentenza.La chiesa di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio è un vero e proprio rimane «miracolo d’arte», firmato da Francesco di Giorgio Martini. Si tratta inoltre di un luogo carico di spiritualità. Il santuario fu costruito nel periodo 1485-1514 per consacrare al culto un luogo dove già era fortemente sentita la devozione alla Madonna per via di numerose guarigioni miracolose che avvenivano dinanzi ad un’immagine trecentesca della Vergine, oggi conservata sopra l’altare maggiore della chiesa. In quel luogo umido e malsano svolgevano allora il loro lavoro i conciatori di pelli, che si avvalevano di grandi vasche dove scioglievano la calce, da cui deriva il nome della località. In seguito al ripetersi di favori celesti e miracoli, la corporazione dei calzolai, proprietari della «concia», prese la decisione di costruirvi un santuario per custodire la sacra immagine. Da sempre la chiese cortonese esercita interesse e fascino negli appassionati di arte e di cultura e richiama turisti da ogni parte d’Italia e del mondo, qualificandosi come il monumento più bello e importante di Cortona. Gli studi di Carlo Starnazzi, nella sua opera «Leonardo dalle Chiane alla Loira», ripresi e approfonditi nella pubblicazione targata Calosci, «Santa Maria delle grazie al Calcinaio», sono un ulteriore motivo di interesse che si aggiunge al fascino che questo straordinario luogo della fede possiede.di Benito Chiarabolli