Arezzo - Cortona - Sansepolcro

I simulacri di Cristo raccontano la Passione nel cuore di Cortona.

Cortona, ricca di chiese e di opere d’arte, oltre a conservare dentro le sue mura i corpi di cinque santi, ha il singolare privilegio di custodire anche un consistente frammento della Santa Croce. La preziosa reliquia, inserita in una tavoletta d’avorio finemente cesellata, fu donata a frate Elia dall’imperatore di Costantinopoli e da lui fu portata a Cortona nel 1242. Si conserva oggi nella chiesa di San Francesco ed è oggetto di profonda venerazione da parte dei cortonesi. La Passione di Gesù, particolarmente sentita nel Medioevo e nei secoli successivi, ebbe così a Cortona una ragione in più per favorire il sorgere di Compagnie laicali a carattere penitenziale. Ognuna di esse aveva la sua chiesa, i suoi santi patroni e un mistero della Passione da celebrare. Alcune Compagnie sono scomparse con l’andare del tempo, ma sono rimasti gli artistici simulacri che ogni anno, nei giorni del dolore e della gloria del Signore, ripercorrono le vie di Cortona insieme alla reliquia della Santa Croce. Nel Venerdì santo in particolare Cortona rivive il grande mistero della passione e morte del Signore. La processione, che si svolge a tarda sera, parte dalla chiesa dello Spirito Santo, dove si conserva l’immagine del Cristo morto, e, snodandosi per tutta la città, riunisce nella centrale piazza della Repubblica i vari simulacri, ricomponendo così, per immagini, il racconto della Passione. Diamo una rapida descrizione dei simulacri secondo uno studio storico-artistico condotto da Mario Gori Sassoli.Il Cristo orante. Il simulacro ligneo raffigurante il Cristo in preghiera nell’orto degli ulivi era portato in processione il Venerdì santo dai confratelli della Compagnia della Santa Croce. La confraternita aveva la sua sede nella chiesa superiore di San Marco fin dal 1580. Dopo le soppressioni del granduca Pietro Leopoldo nel 1786, i confratelli si ritirarono nell’oratorio inferiore. Le ridipinture ottocentesche celano l’originaria fisionomia della scultura della seconda metà del XVII secolo che si discosta, per il suo accentuato naturalismo popolare, dalla comune tipologia degli altri simulacri cortonesi.Il Cristo alla colonna. Venerata nella chiesa di San Benedetto della Compagnia di Gesù flagellato, la scultura è considerata il simulacro di maggior interesse artistico di Cortona. Databile alla fine del XVI secolo o all’inizio del Seicento, manifesta un gusto tardomanieristico forse di impronta romana. La dipintura viene tradizionalmente attribuita ad Andrea Comodi, maestro di Pietro Berrettini. Fu donata alla Compagnia da Giovanni Paolo Cagnotti ed era conservata, fino al Settecento, nella chiesa di Marco.Il Cristo con la croce. La scultura, conservata nella chiesa di San Niccolò, era condotta in processione il Venerdì santo dai confratelli della Compagnia del Santissimo Salvatore. Nel 1824, in seguito a un incendio, l’antico simulacro andò distrutto e fu sostituito dall’attuale, realizzato da un certo Imperiali, intagliatore romano. Anche se di evidente impronta realistica ottocentesca per la marcata caratterizzazione del volto, la tipologia originaria, risalente probabilmente alla prima metà del ‘Settecento, fu rispettata per la radicata tradizione devozionale.Il Cristo morto. La scultura del Cristo morto è opera del cortonese Francesco Fabbrucci (1687-1767), che intagliò altari e crocifissi e fu anche discreto pittore. È conservata nella chiesa dello Spirito Santo dal 1786, quando fu soppressa l’antichissima Compagnia degli Alemanni che aveva un edificio di culto nel Borgo San Domenico. Qui il simulacro era conservato in una custodia intagliata e dorata dallo stesso Fabbrucci nel 1741. Fu in seguito sistemato in una ricca urna di evidente gusto barocco, decorata con motivi floreali, testine di angeli e simboli della Passione.Il Cristo risorto. Francesco Fabbruci eseguì la scultura nel 1750 per la chiesa, dedicata alla Purificazione e a San Biagio, della Confraternita dei Battilana che si trovava sotto al chiesa di Sant’Antonio in Poggio. L’edifico fu demolito dopo le soppressioni leopoldine del 1786. Il Cristo risorto fu quindi trasferito nella sede attuale, la chiesa del Gesù e viene esposto in Cattedrale nella Veglia pasquale del Sabato santo, quando, al canto del «Gloria», si spalancano le porte della chiesa e il simulacro «vola», portato di corsa da robusti confratelli, al suono delle campane che annunciano la resurrezione di Gesù.