Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Il Vescovo a Santa Teresa d’Avila «La preghiera unisce la comunità».

La preghiera come «collante» della comunità. La concordia come carattere della vita parrocchiale. La fedeltà al vescovo come tratto distintivo del cammino ecclesiale. L’Eucaristia come antidoto all’individualismo. Monsignor Gualtiero Bassetti indica in questi quattro punti il volto della parrocchia oggi. Lo fa davanti alla comunità di Santa Teresa d’Avila, a San Giovanni Valdarno, durante la Messa della domenica che è il momento centrale della visita pastorale del vescovo nel quartiere Oltrarno. Quattro giorni intensi, scanditi da incontri con i ragazzi, i giovani, le famiglie, gli anziani, le istituzioni, il mondo del lavoro, in una delle parrocchie di periferia nella geografia della diocesi. Quattromila anime lungo la riva destra dell’Arno, Santa Teresa fa parte di una cittadina che il fiume divide fra la diocesi di Arezzo e quella di Fiesole. «Ma la nostra parrocchia ha costruito il suo piccolo ponte per camminare insieme alle altre parrocchie – afferma Luigi Benucci nel saluto al vescovo – Ed è un segno che lanciamo oltre il campanile».Alla parrocchia guidata da don Franco Moretti il vescovo affida un mandato: quello di essere testimone del Risorto. Prendendo spunto dalle prime comunità cristiane. «C’è bisogno di un’unione di cuori fra chi fa parte della parrocchia – spiega monsignor Bassetti – Qui ho toccato con mano un clima di affetto. Però aggiungo che la concordia è il vero obiettivo da perseguire attraverso una solidarietà che non è filantropia, ma comunione fraterna». Poi la vicinanza al successore degli apostoli. «Occorre sempre che la parrocchia si confronti con il vescovo». Quindi l’invito a essere assidui nella preghiera. «Non basta un segno di croce al mattino. Perché, se manca la preghiera, si perde il contatto con Dio. E se prendessimo come impegno di riflettere almeno per cinque minuti al giorno sulla Scrittura, la nostra esistenza cambierebbe». Infine il richiamo al pane spezzato. «Senza l’Eucaristia non si può vivere. E quando viene meno, succede che facciamo prevalere l'”io” sul “noi”».La visita si apre nella scuola materna ed elementare «Doccio» dove il vescovo abbraccia i bambini. Poi la visita all’Ivv, la storica vetreria di San Giovanni. «Entro nei luoghi di lavoro per far sentire la vicinanza della Chiesa a chi è toccato dalla crisi», spiega monsignor Bassetti ai responsabili. Nel pomeriggio l’incontro con gli anziani della casa di riposo «Masaccio» che precede l’ingresso ufficiale. Quindi la cena con i giovani e il faccia a faccia insieme a loro. «Avete bisogno di riferimenti per volare verso la primavera. E i riferimenti devono venire dagli adulti». Sabato il vescovo fa visita ai malati. Poi l’incontro con le istituzioni (dal sindaco alle forze dell’ordine). Tra i temi affrontati i giovani, l’immigrazione, la sicurezza. La sera è la volta delle famiglie con cui instaura un dialogo franco. «È necessario essere missionari in mezzo alla gente e non chiudersi a riccio», afferma il vescovo. Domenica lo scambio con i ragazzi del catechismo e poi la Messa. E lunedì la tappa a Poggio di Loro e la conclusione insieme al Consiglio pastorale e gli affari economici.di Giacomo Gambassi