Questa è una data storica per la vita della diocesi». Il vescovo, monsignor Gualtiero Bassetti, non nasconde la sua soddisfazione quando, di fronte al consiglio presbiterale, annuncia il progetto che delinea il futuro della parrocchia in diocesi. È quello delle aree pastorali. Che, spiega il vescovo, «non ha nulla a che fare con le unità pastorali in cui la parrocchia viene cancellata, ma punta a promuovere una nuova modalità di collaborazione fra le comunità parrocchiali che mantengono la loro identità e le loro specificità».L’esordioIl progetto è stato presentato dal vicario generale, monsignor Giovacchino Dallara, da don Giovanni De Robertis, parroco di Castiglion Fiorentino, e da don Giuliano Francioli, parroco di Capolona, ed è stato approvato dal consiglio presbiterale al termine dell’incontro. Il cammino affonda le sue radici fra il 2003 e il 2005 quando è maturata l’idea del percorso. Nel 2005 viene presentato un primo documento e nel 2007 vengono individuate per ogni zona le possibili aree. Adesso comincia l’iter della formazione delle aree pastorali. Alcune hanno già mosso i primi passi: sono quelle di Capolona-Falciano-Marcena-San Martino sopr’Arno-Subbiano, di Ca’ di Cio-Puglia-Tregozzano, di Montemarciano-Penna-Persignano-Piantravigne, di Campogialli-Cicogna-Traiana, del vicariato di Castiglion Fiorentino, del Chianti e di Cortona. È invece ai nastri di partenza l’area pastorale di Badia al Pino-Ciggiano-Civitella-Oliveto-Pieve al Toppo-Spoiano-Tegoleto-Tuori-Verniana.Le tappeI tempi del progetto sono scanditi da quattro tappe. La prima è quella dell’individuazione delle parrocchie dell’area che «per omogeneità del territorio, vicinanza, comuni esigenze pastorali, affinità culturali, possono iniziare il cammino», si legge nel progetto. In quest’ottica i parroci maturano la convinzione che «nel rispetto dell’identità di ogni parrocchia è possibile lavorare insieme e trovare forme concrete di collaborazione che promuovano la crescita spirituale ed ecclesiale». La seconda tappa è quella dell’avvio del progetto. Vengono convocati i consigli pastorali per presentare il progetto. «Questo è un passaggio importante – si legge nel documento – per il coinvolgimento attivo e responsabile dei laici, indispensabile per l’attuazione dell’area». Poi vanno coinvolti gli operatori pastorali. Inoltre anche le comunità religiose, i movimenti e le associazioni sono invitate a rendersi partecipi del progetto. Il terzo momento è quello dell’inizio del cammino comune. I parroci e alcuni rappresentanti dei singoli consigli parrocchiali individuano le prime attività e le esperienze da realizzare e formano un «Consiglio di area». Il Consiglio si riunisce periodicamente per la verifica. Le prime attività da realizzare possono essere la catechesi agli adulti e i centri di ascolto, la formazione dei catechisti e degli animatori, la preparazione al matrimonio, l’accompagnamento delle coppie di sposi, la pastorale giovanile, le attività caritative, l’assistenza spirituale e la visita a anziani e malati, alcune celebrazioni comuni per l’intera area e l’orario unico delle S.Messe. L’area pastorale sarà presentata anche alle realtà socio-educative del territorio (scuole, associazioni o gruppi culturali). Quarta tappa è quella dello sviluppo del cammino. Dopo circa un anno dalla costituzione dell’area, i parroci indicano al vescovo il sacerdote da nominare come «moderatore» dell’area che ha la responsabilità di coordinare le attività pastorali comuni. Infine le aree pastorali si confrontano periodicamente tra di loro. Le condizioniLe condizioni necessarie a promuovere in ogni parrocchia la nascita dell’area pastorale sono tre. La prima è la maturazione di una mentalità di Chiesa attraverso momenti di preghiera, centri di ascolto e incontri di catechesi. La seconda è il coinvolgimento del laicato che deve avvenire con la formazione permanente, la partecipazione alla vita comunitaria e la valorizzazione delle varie ministerialità. La terza è l’attenzione al territorio come luogo specifico di impegno pastorale e spazio in cui si realizza la natura missionaria della Chiesa che «richiede alla parrocchia di uscire fuori dal “tempio”». di Giacomo Gambassi